Sarà processo vero, malgrado la strettoia del rito e i limiti del grado. E sarà, soprattutto, processo lungo: due mesi e ben dieci udienze per decidere, in appello, la sorte dei 28 imputati per la sciagura di Rigopiano, con la vera posta in palio rappresentata dalla pronuncia di rimo grado che la Procura di Pescara ha chiesto di ribaltare radicalmente, rimettendo in gioco le 23 posizioni uscite pulite dalla sentenza Sarandrea di febbraio scorso.
A 24 ore dal 6 dicembre è il presidente del collegio Aldo Manfredi a precisare tempi e regole d’ingaggio del secondo round. A partire dall’accoglimento delle istanze di trattazione in presenza avanzate dal procuratore generale e da alcuni degli avvocati coinvolti, sul fronte difese e patrocinio civile. Vuol dire che ci sarà dibattimento, sia pure vincolato ai temi delle impugnazioni. Seconda, fondamentale, decisione preliminare è quella relativa al calendario delle udienze, ben dieci, che apre la strada a un riesame sereno e accurato della sentenza di primo grado. Con la quale, ricordiamo, furono condannati soltanto cinque degli originari 30 imputati, due dei quali peraltro per fatti laterali relativi alle autorizzazioni edilizie per l’ampliamento del resort. Per la strage vera e propria, ben 29 morti e 11 sopravvissuti, alcuni dei quali con lesioni permanenti, gli unici responsabili riconosciuti sono, fino a questo punto, il sindaco di Farindola Ilario Laccheta e i dirigenti del servizio strade della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio. La raffica di assoluzioni taglia fuori, in prima battuta, tutti i livelli istituzionali superiori, dal vertice politico della Provincia alla dirigenza regionale, alla catena di comando della Prefettura.
Il processo di appello che si aprirà il 6 dicembre con la costituzione delle parti e le relazioni introduttive del presidente del collegio Manfredi e della Procura generale, è destinato a concludersi con la sentenza di secondo grado il 9 febbraio del 2024, quasi un mese dopo il settimo anniversario della valanga del 18 gennaio 2017.
Si tornerà in aula il 10 gennaio. Nella prospettiva ribaltata di questo secondo round, udienza centrale sarà quella del 24 gennaio, quando parleranno gli avvocati Sergio Della Rocca e Gian Domenico Caiazza per l’ex prefetto Franceco Provolo, che in primo grado ha schivato una richiesta di 12 anni di carcere per le défaillance della macchina dei soccorsi. Dopo le ultime arringhe e le repliche del 7 febbraio, la corte pronuncerà la sentenza il 9 febbraio.