Roma, la guida segreta delle cose da fare
gratis (o quasi)

Il modellino della Elettra, la nave laboratorio di Marconi
di Stefania Zani
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Giovedì 4 Ottobre 2012, 13:15 - Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre, 10:14
ROMA - Quello delle Poste e Comunicazioni un museo tanto interessante quanto nascosto e poco conosciuto: si trova all’interno del ministero per lo Sviluppo economico (viale America 243) . L’ingresso è gratuito, ma bisogna prenotare la visita (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, tel. 06 54442045. Per entrare dovrete compilare un foglio con le vostre generalità, lasciare un documento e attendere che il responsabile vi venga a prendere. Oltrepassati cortili interni, scale e tetri corridoi, si arriva in questo spazio immenso: quasi quattromila metri quadrati divisi in diversi ambienti che raccontano secoli di storia della comunicazione attraverso gli strumenti che hanno consentito all’uomo di dialogare a distanza. Sono esposti cimeli e documenti antichi di epoche diverse, telegrafi, telefoni, centraline telefoniche, radio, televisioni e francobolli. Il museo, trasferito qui nel 1980 dalla sede di Prati, è decisamente vecchio stile, e in parte il suo fascino sta anche in questo aspetto démodé, in linea con gli oggetti in mostra.



Massimo Russo da anni porta tra queste sale visitatori e scolaresche, e illustra con calma ogni oggetto esposto; riesce a spiegare con chiarezza anche il funzionamento degli strumenti più complicati. Si comincia con la sezione dedicata alla posta, che presenta una rassegna che segue la storia della corrispondenza dalle origini ai giorni nostri. Nella prima sala c’è la ricostruzione in ceramica di una sezione della Tabula peutingeriana, che si basa sul percorso che ai tempi di Augusto indicava il cursus publicus, cioè la rete viaria dotata di stazioni di posta lungo la quale si svolgeva il traffico dell’impero. Poco oltre potrete entrare nell’antico Ufficio postale del Ducato di Parma del 1861, ricostruito qui con diversi oggetti originali dell’epoca. Di fronte c’è un fornetto del XVIII secolo usato per la disinfezione della posta. Segue la raccolta delle buche di impostazione, dalla più antica, in travertino, datata 1633, fino alle cassette per la posta militare usate nelle due guerre.



La seconda parte del settore è dedicata ai servizi postali negli antichi Stati italiani e alla posta militare. Più avanti sono esposte macchine bollatrici, impacchettatrici e distributori automatici di francobolli e cartoline. Interessante la parte dedicata al telegrafo, con i vari modelli esposti in ordine cronologico. Potete divertirvi a usare la postazione Morse usando i tipici segnali brevi e lunghi che corrispondono a lettere e cifre. In mostra anche il pantelegrafo, un apparecchio telegrafico elettrochimico messo a punto da Giovanni Caselli per trasmettere scritti e disegni: un antenato del fax. Bella la raccolta di telefoni: in mostra anche quello appartenuto alla regina Margherita, accanto al telefono usato da Vittorio Emanuele II e all’apparecchio con il tasto rosso – per chiamate riservate – utilizzato da Benito Mussolini a piazza Venezia.



Molto ben fatta la sezione dedicata agli esperimenti di Meucci e Marconi. È stata ricostruita anche la cabina del panfilo Elettra, il laboratorio galleggiante di Marconi, e sono esposti dei reperti originali – apparecchiature radio e materiali utilizzati da Marconi per i suoi test – recuperati dopo l’affondamento avvenuto nel secondo conflitto mondiale. Una teca contiene il radiotrasmettitore che Marconi donò a D’Annunzio nel 1925. Qualche vetrina più in là è custodito un pezzo raro – di questo tipo esistono solo tre esemplari al mondo – la macchina criptografica Enigma, adottata dalle forze armate tedesche durante la seconda guerra mondiale per la trasmissione in codice di messaggi segreti. Conclude il percorso la raccolta filatelica: iniziata nel secolo scorso, comprende oltre 950.000 pezzi tra francobolli, bozzetti, prove di colore e cartoline postali.
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