Il settore ha dimostrato, dopo la pandemia, di sapere generare reddito e occupazione ma ha manifestato anche dei limiti che occorre superare: «Con le chiusure dettate dal Covid aggiunge la Priante molte persone che erano impiegate nel turismo hanno mollato la presa e hanno deciso di cambiare vita. Si tratta del 60-65% del personale, una cifra importantissima. E oltre la metà di questi numeri sono al femminile. Il problema è che, per crescere seriamente e in maniera duratura, servono persone preparate che sappiano affrontare le sfide del futuro. La formazione è dunque elemento fondamentale per dare corso all'evoluzione del settore che chiede di saper gestire nuove figura professionali. Uomini e donne che siano in grado di generare strumenti frutto delle nuove tecnologie. Una delle soluzioni strategiche è dunque quella di incrementare il livello, la profondità e la durata della formazione e dell'istruzione per il turismo». Formazione e sostenibilità, altro fattore chiave: «Anche le professioni green conclude la Priante stanno diventando essenziali. Chi offre soluzioni a basso impatto ambientale crea valore per i turisti che ne fanno sempre più richiesta. Ci vuole una visione complessiva che guardi alle fonti rinnovabili, al ciclo dei rifiuti e all'aspetto sociale. Un'esigenza che viene sempre più avvertita a livello internazionale e che inevitabilmente condiziona le scelte di chi viaggia. Come è importante riservare, permettetemi di ricordarlo, attenzione verso le donne. Rappresentano il 53% della forza lavoro nel settore ma non ricoprono posizioni di alto livello. Anche su questo serve una rivoluzione culturale. Se non ora, quando?».
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