FOTOGRAFIA STORICA
Una fotografia storica dal IV secolo a.C. alla prima metà del I secolo d.C. svelata in queste ore dagli scavi negli ambienti cosiddetti dal numero 58 al 62. Siamo nelle sale che duemila anni fa animavano la fronte del padiglione del Colle Oppio della Domus Aurea, escluse da sempre dal percorso di visita del monumento. Già negli anni ‘50 l’architetto Zander ne aveva intercettato i livelli archeologici, dandone traccia dei sondaggi nel bollettino del Centro studi per l’architettura. «Ma ora finalmente riusciamo a mettere in relazione i dati per una ricostruzione sistematica di un contesto urbano scomparso su cui venne costruita la Domus Aurea», avverte D’Alessio. L’originario rione Oppio, insomma, è custodito sotto il piano di calpestio della Domus Aurea. Le strutture appartengono a diverse fasi edilizie. «Una prima fase più antica è evidenziata da monumentali blocchi di tufo di grotta oscusa, e l’orientamento di questi muri diventa determinante per le strutture successive», spiega D’Alessio.
Qual è la funzione? L’ipotesi che più convince gli studiosi è che siano murature che sostengono sistemi di terrazzamento, che sfruttano il contesto ambientale del pendio. «Dalla tecnica edilizia la datazione risalirebbe al IV - III a.C. - dice D’Alessio - Siamo di fronte ad un’opera monumentale, con grandi blocchi di tufo che sono tipici dell’organizzazione dell’area centrale di Roma in piena età repubblicana». Una seconda fase costruttiva è segnata, racconta D’Alessio, «da strutture in opera cementizia con paramenti in opera incerta tra II e I a.C. anche sulla base di pavimenti in cocciopesto rivestiti di mosaici a tessere bianche, che potrebbero appartenere ad una domus, quindi ad un’abitazione precedente la Domus Aurea». Dettaglio non da poco, visto che spiccano già altri resti della stessa pavimentazione a mosaico nella galleria d’accesso al monumento (la galleria traianea): «Elementi che oggi appaiono compatibili», commenta D’Alessio.
L’obiettivo degli studiosi è ora di acquisire una planimetria completa di tutti i resti precedenti alla Domus Aurea che offrano una ricostruzione esatta delle pendici meridionale del quartiere del Colle Oppio prima della fase storica della Casa di Nerone. Per la topografia di Roma sarebbe una conquista importante. Nerone impostò, dunque, la sua reggia su complessi residenziali privati preesistenti, ma anche edifici utilitari, visto la presenza dei resti degli Horrea di età giulio-claudia. Una terza fase evidenzia infatti rifacimenti in opera laterizia con pavimenti in opus spicatum di I sec. d.C. «Appare sempre più chiaro come questa zona fosse polifunzionale». Il tutto sarà obliterato dalle fondazioni della Domus Aurea. Ora gli strati di terra tornano a parlare. Prima di Nerone.
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