Marisa Leo, uccisa a colpi di fucile dall'ex compagno Angelo Reina che poi si suicida. Nel 2020 lo denunciò per stalking, poi il dietrofront

Secondo una prima ricostruzione l'uomo le avrebbe dato appuntamento in contrada Farla al confine tra Mazara e Marsala

Marsala, uccide l'ex compagna e si suicida: Marisa Leo aveva 39 anni
di Riccardo Lo Verso
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Giovedì 7 Settembre 2023, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 09:52

TRAPANI Lei lo aveva “graziato” ritirando la querela durante il processo per stalking. Lui l’ha ammazzata a colpi di fucile mercoledì sera nelle campagne di Marsala. Poi si è suicidato con la stessa arma. Marisa Leo aveva 39 anni, era nata a Salemi, e si occupava di marketing e comunicazione per la cantina vinicola “Colomba Bianca” di Mazara del Vallo. Il suo ex compagno, 42 anni, originario di Valderice, faceva il vivaista. Non si era rassegnato alla fine della relazione e ha scaricato la sua rabbia sulla donna che lo aveva reso padre. Ora, oltre al tantissimo dolore dei parenti e degli amici, c’è anche una bimba rimasta orfana ad appena quattro anni e di cui si prendono cura i nonni materni. 


LA TRAPPOLA


È mercoledì sera quando inizia il dramma. La telefonata di un automobilista segnala al 112 che un uomo si è suicidato lungo l’autostrada Mazara del Vallo-Palermo, tra gli svincoli di Alcamo ovest e Castellammare del Golfo. Interviene la Polstrada. Gli agenti trovano l’auto, una Porsche Cayenne, ferma sul ciglio della carreggiata. Il corpo di Angelo Reina è finito giù dal viadotto.

Il rinculo dell’arma probabilmente lo ha fatto sbalzare ed è precipitato da un’altezza di diversi metri. Il caso passa agli agenti della Squadra mobile di Trapani che risalgono in fretta alla sua identità e trovano un dettaglio che li allarma. Nel 2020 Reina è stato denunciato dalla ex compagna ed è finito a processo per stalking. L’ipotesi del femminicidio si fa concreta. Cercano di contattare la donna. Nessuna risposta. Chiamano i genitori della trentanovenne da cui apprendono che la figlia è uscita per andare ad un appuntamento con l’ex compagno. Non sanno perché abbia voluto incontrarla, ma sanno che devono vedersi al vivaio. In casa ci sono la nipote e la figlia di Marisa. Si precipitano nell’azienda che l’uomo gestisce con i familiari in contrada Ferla, nelle campagne fra Mazara del Vallo e Marsala. Ed è qui che in un fabbricato rurale trovano il corpo senza vita della povera Marisa, colpita da almeno tre colpi di carabina al torace. È in una pozza di sangue. Sarà l’autopsia a chiarire il numero esatto e la traiettoria dei colpi. E bisognerà capire se Marina e l’ex abbiano iniziato a discutere e la situazione sia degenerata oppure, come appare più probabile, l’uomo le abbia teso un agguato. L’ha convinta a raggiungerla con la scusa di parlare e le ha sparato a bruciapelo. Aveva studiato il piano di morte. 


IL LUNGO INCUBO


Marisa ha pagato con la vita la sua grande generosità. Nel 2020 aveva denunciato l’ex compagno, finito sotto processo per stalking. Aveva scoperto i suoi tradimenti e se n’era andata senza chiedere nulla. Non c’erano questioni economiche in ballo, interessi da difendere, posizioni da mantenere. Voleva solo ricominciare da capo e si era trasferita a casa dei genitori. Le bastavano l’amore della figlia, l’affetto dei suoi cari e la passione per il lavoro. Lui, però, non si rassegnava al naufragio della relazione. La pedinava fin dentro al bar, si appostava sotto casa, le stava con il fiato sul collo. Un giorno la inseguì in macchina lungo la strada statale. La bloccò vicino ad una stazione di servizio. Marisa aveva il cuore in gola mentre lui ripeteva di amarla e al contempo la minacciava. Era ossessionato. La donna capì di essere in pericolo e decise di denunciarlo. Reina finì sotto processo. Durante il dibattimento, andato avanti per tutto il 2020, dopo avere ripercorso le tappe del suo incubo in aula, la donna fece un passo indietro. Era il padre di sua figlia che rischiava di essere condannato. Decise così di ritirare la querela e il processo si è chiuso senza un colpevole. Il passo successivo fu il tentativo di avviare un percorso condiviso con l’ex. Per un periodo sono andati insieme da uno psicologo. «Tra altri e bassi», dice chi la conosceva, sembrava che stesse funzionando, che l’uomo prendesse coscienza della fine della reazione sentimentale e dei suoi doveri di padre. Al Vinitaly di Verona, nell’aprile scorso, Marisa era al lavoro nello stand di “Colomba bianca”. C’era anche Reina che l’aveva aiutata nel prendersi cura della bambina. 


L’ULTIMO SEGNALE


Due giorni fa la drammatica certezza che l’uomo covasse sentimenti di vendetta. «Avevamo lavorato tutto il giorno insieme in ufficio – racconta il direttore della casa vinicola Giuseppe Gambino – ed è stata lei a dirmi che, appena usciva dalla cantina, sarebbe dovuta andare a prendere la bambina». «Era una persona splendida – spiega l’avvocato Lorenzo Marchese, che l’ha assistita nel processo penale – solare, propositiva, innamorata della vita e di sua figlia. Ed è per tutelare la figlia che ha deciso di ritirare la querela. Una scelta personale su cui nessuno può sindacare». Tre anni dopo essere scampato alla condanna Reina ha ripagato il grande cuore di Marina con il piombo di una carabina. Ora c’è una bimba che crescerà senza l’affetto della madre, barbaramente assassinata da un uomo che diceva di amarla. 
 

Marisa Leo, chi era la donna uccisa dall'ex compagno (in passato denunciato per stalking). Avevano una figlia di 4 anni

 

 

 

 

 

 

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