Toti arrestato, la carta difensiva: «Donazioni registrate». E spuntano altri 10 indagati

La Procura passa al setaccio anche l’attività del commissario straordinario dell’Autorità portuale

Toti arrestato, la carta difensiva: «Donazioni registrate». E spuntano altri 10 indagati
di Claudia Guasco
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Mercoledì 8 Maggio 2024, 23:56 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 11:03

Giovanni Toti è ai domiciliari nella sua casa di Ameglia, in provincia di La Spezia. Un luogo simbolico, di affetto e di rivincita. Qui abitano i genitori ed è partita l’onda arancione che dal 2014 lo ha portato per due mandati alla guida della Regione. E dal suo paese alla foce del Magra intende ripartire per smontare l’accusa di corruzione. È «determinato, sicuro della sua corretta gestione» e «pronto a chiarire tutto», trapela dal silenzio imposto dagli arresti disposti dal gip.

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NUOVI INDAGATI

L’inchiesta della Procura di Genova non si ferma ai venticinque indagati e ai dieci destinatari di misure cautelari indicati nell’ordinanza.

Ci sono almeno altre dieci persone iscritte dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sul «sistema Liguria», una presunta catena di finanziamenti elettorali e regali in cambio di delibere e concessioni. Tra questi c’è Paolo Piacenza, dall’8 settembre 2023 commissario straordinario dell’Autorità portuale, l’ipotesi di reato a suo carico è abuso d’ufficio. La vicenda che lo coinvolge riguarderebbe l’incremento tariffario accordato dall’allora presidente dell’Autorità Paolo Signorini alla società di Mauro Vianello, titolare del 54,19% della Santa Barbara, società specializzata nei servizi di vigilanza e primo intervento antincendio nel porto. Secondo gli investigatori, in cambio di un aumento del prezzo orario Signorini avrebbe ricevuto da Vianello soldi, un Apple Watch per la compagna e un soggiorno estivo per l’ex moglie e la figlia. Oggi l’ex presidente del porto, detenuto nel carcere di Marassi, si presenterà davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, domani toccherà al governatore. Che in queste ore, riferisce chi gli sta accanto, ha maturato una consapevolezza che scaturisce dalla lettura degli atti. Come elencato dal gip nell’ordinanza, dei 74.100 euro ricevuti da Aldo e Roberto Spinelli, padre e figlio imprenditori nel settore della logistica, 70.000 sono stati erogati al Comitato Giovanni Toti e 4.100 «quale partecipazione alla cena elettorale».

Le somme contestate al governatore sono contributi politico-elettorali regolarmente registrati, versati tramite bonifico. Tutto in chiaro, insomma, nessun pagamento occulto. E tanto meno a favore di se stesso. «Il presidente è ben determinato a esaminare e approfondire gli atti per presentare una difesa che spieghi come i fatti siano in realtà da interpretare differentemente, alla luce della politica che ha sempre seguito lui e la Regione da lui guidata a tutela esclusivamente di interessi pubblici e non privati», sottolinea il suo avvocato Stefano Savi. «Interessi del territorio che sono stati perseguiti anche attraverso forme che hanno potuto indurre a equivoci, ma che in realtà non hanno mai sconfinato in nulla di illecito», rimarca il legale. Il prossimo passo, spiega, «sarà domani alle 14 per l’interrogatorio di garanzia. Successivamente vedremo come comportarci. Nel frattempo stiamo esaminando tutti gli atti processuali». Ieri Toti si è confrontato con il suo difensore: «Un incontro di lavoro», spiega Savi. Il governatore ha trascorso gli ultimi due giorni a leggere le carte per preparare la sua difesa, è probabile che nell’interrogatorio di garanzia decida, di concerto con il suo legale, di avvalersi della facoltà di non rispondere. Passaggio tecnico in attesa di approfondire tutto il materiale raccolto dalla Procura.

I militari della finanza si sono presentati lunedì mattina alle sette all’Hotel Lolli di Sanremo, dove Toti ha passato la notte in vista della conferenza stampa di inaugurazione del nuovo Twiga di Ventimiglia con Flavio Briatore. La gfd lo seguiva dalla sera precedente ed era pronta a entrare in azione dalle tre di notte. Per il gip Paola Faggioni, pur di «ottenere l’elezione o la rielezione» avrebbe «svenduto la propria funzione e la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri importanti doveri istituzionali». Un’accusa di fronte alla quale il governatore si dice «serenissimo». Come conferma il presidente della Regione pro tempore Alessandro Piana: «Chi ha potuto sentirlo mi ha detto che il governatore è tranquillo, disposto a collaborare e a chiarire tutto quello che c’è da chiarire. Chiedere le sue dimissioni è il gioco delle parti, probabilmente a condizioni opposte anche noi avremmo fatto lo stesso».

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