Anversa, culla delle Fiandre. Tra diamanti e cioccolato

Anversa, culla delle Fiandre. Tra diamanti e cioccolato
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 1 Aprile 2015, 15:26 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 20:51

Si scrive Antwerpen, si legge Anversa. Quella piccola città incastonata nel cuore delle Fiandre, che non rientra prepotentemente tra gli itinerari dei classici viaggiatori. Per i più, prenotare un biglietto alla volta del Belgio, equivale a prendere la valigia e partire per Bruxelles o ancor di più per Bruges e Ghent. Eppure, c’è questa piccola città, attraversata dal fiume Schelde che collega il porto al mare del Nord, in cui l’allegoria convive con il contemporaneo e la storia, che la rese quinto porto commerciale al mondo, sposa oggi senza traumi le nuove rotte del domani.

Perché Anversa è tradizione, ma anche avanguardia e fucina di talenti.

Ha alle spalle dieci secoli di architettura e cinque tra musica e arti decorative, ma è anche la culla della lavorazione dei diamanti, la patria del cioccolato e la dimora ideale per chi sogna la moda, con la sua accademia di belle arti e un parterre di designer (come i famosi “sei” di Anversa: Walter Van Beirendonck, Ann Demeulemeester, Dries van Noten, Dirk Van Saene, Dirk Bikkembergs, Marina Yee) che sfidano le passerelle internazionali a colpi di stravagante creatività. Un intero quartiere, che si snoda intorno alla National Straat, ospita oltre al MoMu, il museo della moda, decine di laboratori sartoriali e piccoli atelier. Anche questa tradizione manifatturiera contribuisce a fare di Anversa una delle città europee con il più basso tasso (appena il 13%) di disoccupazione giovanile.

La vita scorre piano in questa città solcata dal fiume e va alla velocità delle biciclette. Le sue anime sono tante, diverse e pure complementari: nel centro di quel piccolo borgo il tempo sembra sospeso mentre accelera nella parte dell’Het Eilandje, l’isolotto del porto antico, oggi la parte più trendy di Anversa. Qui, le architetture rinascimentali, gotiche e barocche del centro, lasciano il passo a vecchi magazzini post-industriali che sono pura architettura provocatoria del domani. Un esempio? Il Mas, acronimo di Museum aan de stroom, museo della potenza, inaugurato appena 4 anni fa. Nove piani che raccolgono e raccontano, attraverso mostre permanenti e temporanee, la storia della città e il suo profondo – quanto indissolubile – legame con l’acqua. E sempre qui, nel 2016, l’archistar anglo-iraniana Zaha Hadid battezzerà la Port house, la nuova sede dell’autorità portuale della città.

Ma è impossibile non accorgersi di quanto prepotente sia il lascito della cultura fiamminga tra quelle piccole stradine che si snodano intorno alla cattedrale di Nostra signora, il cui campanile è patrimonio dell’Unesco, e alla Grote markt, la piazza principale di Anversa. Oltre al Royal museum of fine arts, una tappa obbligata è quella alla Rubenshuis, la casa-museo del pittore fiammingo Peter Paul Rubens che ad Anversa non solo deve i natali ma anche la fama e la notorietà internazionale acquisita nel ‘600. Fino al prossimo 28 giugno sarà, infatti, possibile visitare la prima esposizione che racconta un lato inedito di quel manierista visionario. Le sue opere attraversano ogni angolo di Anversa e raccontano dipinti realizzati su committenza e per i regnanti di Spagna, Francia e Inghilterra. Ma tra quelle piccole sale che ospitarono la sua dimora e il suo studio, si stagliano oggi i ritratti intimi e familiari delle figlie e delle mogli di Rubens. Un portfolio mai svelato prima che indaga, con profonda grazia e intimità, l’aspetto umano di quell’artista che fu al contempo pittore, architetto, diplomatico, persino spia per molti governi.