Cappadocia d'inverno, la Turchia più bella che mai

Gli spettacolari Camini delle fate in Cappadocia
di Ettore Pettinaroli
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Mercoledì 8 Gennaio 2014, 14:28 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 16:01

Un milione di turisti all'anno. Un bel record ma in certe stagioni la folla impedisce di godere fino in fondo delle meraviglie della Cappadocia, terra dai grandi monumenti naturali e architettonici ma che perde buona parte del suo fascino quando è assediata da pullman e comitive. Andiamoci adesso, dunque. Approfittiamo del silenzio e dei prezzi di bassa stagione. Con un po' di fortuna potremmo vederla anche imbiancata da qualche spruzzata di neve. A mille metri di quota non è un'eventualità tanto rara.

Il cuore storico e artistico di questo straordinario lembo di Turchia è a Goreme. Il sito archeologico è un complesso di chiese rupestri, monasteri bizantini e cappelle che si trova a un chilometro dal centro abitato. Si presenta come un’unica roccia sopraelevata, dalla quale si innalzano spuntoni rocciosi e pinnacoli, per lo più di forma conica, magistralmente intagliati e affrescati.

Sono quasi 300 le chiese e cappelle in quest'area. La Tokali Kilise, o Chiesa della Fibbia, è la prima che s'incontra è anche una delle più interessanti. E' composta da una struttura originale più antica che occupa la navata centrale con volte a botte e da una parte di epoca successiva con una navata trasversale ad abside. Entrambe sono affrescate con scene della vita di Cristo e degli Apostoli risalenti al X secolo. Tra gli altri edifici di culto spiccano la Elmali Kilise (Chiesa della Mela), piccola ma stupendamente affrescata, che deve il suo nome al frutto dipinto in una mano dell’Arcangelo Gabriele; e la Yilanli Kilise (Chiesa del Serpente), con affreschi raffiguranti da un lato Costantino e la madre Elena che sorreggono la Croce e dall’altro lato San Giorgio e San Teodoro intenti a combattere il drago.

Uchisar è dominata da un castello-fortezza, conosciuto per aver dato rifugio ai primissimi cristiani giunti in zona. La struttura è un ottimo esempio di come gli uomini abbiano armonizzato natura e operosità realizzando un riparo fortificato quasi invisibile. Dalla sommità della rocca la vista si perde negli angoli più lontani delle vallate circostanti, tra vigneti e frutteti, fino alla cima del vulcano Erciyes Dagi perennemente ricoperto di neve. Uchisar è nota per le manifatture di tappeti. La visita è d'obbligo e segue sempre gli stessi rituali: le donne silenziose siedono di fronte a telai artigianali e annodano fili mentre gli uomini mostrano la merce e contrattano i prezzi di vendita sorseggiando çay bollente da bicchierini di vetro.

La cittadina di Nevsehir, sorge sull'area ricoperta da un'eruzione del vulcano Erciyes Dagi avvenuta 3 milioni di anni fa. Il paesaggio, soggetto all’incessante azione erosiva di acqua e vento, offre straordinarie figure dall’aspetto irreale che contribuiscono ad accrescerne il fascino. Con il sole i colori delle rocce variano dall’oro al rosso, regalando tramonti unici. Oltre ad essere base di partenza per la visita ai villaggi rupestri della zona, Nevsehir merita una sosta attenta perché conserva testimonianze interessanti della sua storia: la cittadella, che risale al periodo selgiuchide, e la Kursunlu Kulliye, un imponente complesso realizzato per volere del gran visir, che comprende un ospedale, una moschea, una madrasa e la biblioteca che oggi ospita il Museo Archeologico.

I più bei «camini delle fate» si trovano lungo la strada che collega Nevsehir a Ürgüp, località da ammirare anche per le caratteristiche vie pavimentate a pietra, le case decorate da finestre scolpite e famosa per la produzione vinicola che viene effettuata sia con tecniche moderne che con metodi ancestrali. La degustazione avviene nelle storiche «Case del vino» con l'utilizzo calici di ceramica o di terracotta. Una trentina di chilometri a sud di Uçhisar si trovano le più note città sotterranee della Cappadocia. A Deriinkuyu l'abitato si spinge nel ventre della terra con 12 livelli sovrapposti (di cui otto accessibili al pubblico) secondo un ordine preciso. Prima le cucine e gli ambienti comuni, i magazzini per conservare i cibi, le cisterne d’acqua, i luoghi di culto, poi le camere, collegate da un impressionante sistema di scale. In epoca ittita i piani erano otto, di cui solo il primo era abitato in modo permanente, mentre gli altri facevano da bacini collettori di provviste di cibo e acqua. Poco distante sorge Kaymakli, più piccola (sette livelli di cui cinque visitabili), ma interessante per la disposizione delle zone abitative e per la estesa necropoli Alcuni tratti dei cunicoli sono sconsigliati a chi soffre di claustrofobia. Ma vale la pena farsi coraggio e incamminarsi nelle viscere della Terra.

Info: Ente del turismo della Turchia, www.turchia.it

I NOSTRI CONSIGLI

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