Incantevole Pienza: alla scoperta del borgo gioiello della Val d’Orcia

Pienza e la Val d'Orcia dalla Cattedrale
di Sabrina Quartieri
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Venerdì 28 Agosto 2015, 16:43 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 16:59

E’ il più importante esempio di “città ideale” rinascimentale, grazie alle volontà di un grande Papa umanista: gioiello della Val d’Orcia, il piccolo borgo toscano di Pienza è un dedalo di vicoli caratteristici, un luogo ideale dove trascorrere un weekend non lontano da Roma. Soprattutto se ci si trova a passare di là durante la prima settimana di settembre, quando la cittadina si trasforma in una fantastica tappa golosa all’insegna del cacio, che per sette giorni diventa protagonista indiscusso di un antico Palio tra contrade.

Splendido esempio di un modello urbanistico in perfetto equilibrio tra paesaggi naturali e arte, Pienza offre fin da subito al visitatore la sensazione di un tuffo in un misterioso passato. Quello del Rinascimento italiano, quando si sognava una città “ideale”, dove l’uomo potesse vivere in armonia con se stesso e con l’ambiente circostante. Un’aspirazione che proprio in questo splendido borgo trovò la sua realizzazione: fu Papa Pio II, fine letterato, al secolo Enea Silvio Piccolomini, a volere Pienza su una delle colline senesi, allargando il già esistente paesino medievale di Corsignano.

In soli tre anni, nel 1462, uno dei più famosi architetti fiorentini dell’epoca, Bernardo Gambarelli detto il “Rossellino”, allievo del famoso Leon Battista Alberti, consegnò al Pontefice il nuovo gioiello che dominava l’affascinante angolo della Toscana conosciuto come Val d’Orcia.

Pienza (o città di Pio) mostrava allora, e ancora oggi, un tessuto urbano che si sviluppava a partire dal cuore della graziosa località: la grande armonia di piazza Pio II dava magnificenza e solennità a tutti gli edifici circostanti. Grande attrattiva del luogo, su uno dei suoi lati, il misterioso "pozzo dei cani". Capace di incantare per le sue bellezze che si svelano piano piano districandosi nel gomitolo di stradine che la attraversano, Pienza è solo la meta finale di un itinerario capace di regalare uno scenario unico. Agli occhi del visitatore si presenta in tutta la sua variegata ricchezza di profumi e colori, già da quando ci si lascia alle spalle l’autostrada del Sole: uscendo a Chiusi-Chianciano Terme e percorrendo i primi chilometri di provinciale, si raggiunge presto la Val d’Orcia, dove si snodano strade panoramiche tra dolci colline ricoperte da vigneti, oliveti, cipressi, faggeti e castagneti. Qua e là, ad interrompere il variopinto paesaggio, solo alcuni scorci di antichi abitati di origine medievale, case rurali e rocche con torri impervie che si disperdono nell'isolata e tranquilla natura dei luoghi.

Con gli occhi pieni di incanto, si arriva finalmente alla porta di ingresso del borgo: raccolta ma sontuosa, la città di Pio custodisce da sempre gli emblemi che ne fanno il più importante esempio di “città ideale” rinascimentale: la Cattedrale dell’Assunta (o il Duomo), di ispirazione gotica, inondata di luce e con delle proporzioni perfette. Ancora, la residenza papale, meglio nota come Palazzo Piccolomini, con il bellissimo loggiato che si affaccia sul giardino pensile, e una vista spettacolare che si apre sulla vallata. Nelle sale del Museo Diocesano, invece, allestito nei locali di Palazzo Borgia, viene ospitata una preziosa raccolta di tavole dipinte, tra le più prestigiose della provincia di Siena. E’ qui che si può ammirare lo straordinario Piviale di Pio II, un tesoro prezioso ricamato a mano con fili d'oro e seta. Spicca, infine, già da corso Rossellino, con i suoi merli e la campana, la Torre dell’Orologio del Palazzo Comunale.

Ma il centro alchemico del borgo voluto da Pio II, reso ancora più gradevole dalla presenza di botteghe storiche di artigianato locale e di confortevoli agriturismi dove soggiornare immersi in una natura placida e addormentata, è anche tappa golosa per gli amanti del cacio pecorino. Il formaggio, molto saporito e più o meno stagionato, fatto con il latte di pecora, è davvero rinomato: se da una parte è capace di attirare forestieri buongustai, dall’altra sa coinvolgere, ed appassionare, gli abitanti del luogo in manifestazioni dedicate al prodotto nostrano. Come l’evento che si svolge dal 31 agosto al sei settembre, quando le contrade di Pienza si trasformano in un palcoscenico all’aria aperta per ospitare la 53esima Fiera del Cacio e il Palio del Cacio al Fuso. Un’occasione ghiotta per giovani ed adulti per misurarsi con l’abilità di far rotolare una grande forma di formaggio.

L’obiettivo da colpire è un fuso, uno di quelli che servivano alla filatura delle lane, posizionato in verticale al centro della piazza. Una sfida non proprio facile, per via della leggera inclinazione del terreno, un mosaico storico di pietre sconnesse. Così, come per il tiro a segno, si può riuscire a centrare il fuso, ad avvicinarsi alla meta senza toccarla, oppure ad oltrepassarla. La precisione della mira vale punti e gloria universale; al vincitore vanno gli applausi della folla e il prestigioso Palio. E per i visitatori, è tanto il divertimento assicurato, con i variegati spettacoli in programma, dagli show di sbandieratori e tamburini, fino ai canti folcloristici, oltre ovviamente, alle copiose degustazioni di vino locale e pecorino a volontà.