Transiberiana: da Mosca a Pechino sul treno degli zar

Transiberiana lungo il Lago Baikal
di Sabrina Quartieri
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Mercoledì 9 Settembre 2015, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 13:11

Uno scenario naturale arcaico, dove la solitudine degli spazi viene interrotta raramente dalla timida presenza di piccole isbe di legno e di lunghi tratti di linee ferroviarie dimenticate. Da Mosca fino a Pechino, l’unico protagonista del viaggio è uno sconfinato paesaggio che, tappa dopo tappa, cambia forma e colore: dalle montagne russe degli Urali, si attraversano la taiga e la steppa fino al Lago Baikal, il “mare della Siberia”, grande almeno quanto il Belgio.

Lungo una delle vie ferrate più famose al mondo, che unisce due grandi capitali, della Russia e della Cina, si raccontano storie di uomini che hanno adattato il loro stile di vita alle inesorabili leggi della Madre Terra, prima steppa, poi immensa Siberia, e ancora affascinante deserto della Mongolia, in un fluire di emozioni che accompagnano il viaggiatore fino alla meta finale della mitica Transiberiana, che poi diventa Transmongolica per raggiungere Pechino. Un sogno su rotaia, attraverso il tempo, con i suoi 9 fusi orari, e lo spazio, tra paesaggi sconfinati a bordo del treno speciale “Oro degli zar”. Si parte da Mosca (o da Pechino) a date fisse e, in 15 giorni, si attraversano circa 6mila miglia in tre Paesi vastissimi e così diversi tra loro.

La visita nella capitale russa comincia di notte, con una sfavillante piazza Rossa e un giro nelle particolari stazioni metropolitane, eleganti come saloni da ballo. Il giorno dopo le ore trascorrono tra le bellezze del Cremlino e delle maestose cattedrali ortodosse dalle splendenti cupole d’oro. Poi, si raggiunge la stazione e si sale a bordo del treno. Lungo il percorso, si fa tappa nelle città siberiane di Kazan, Novosibirsk e Irkutsk, la porta d’accesso al leggendario Lago Baikal. Kazan, la vecchia capitale dei Tatari sulle rive del Volga, conserva ancora oggi una forte impronta asiatica, nonostante sia dominata anch’essa da un Cremlino, la classica fortezza-simbolo di tutte le città della Russia.

E’ qui che, tra suggestive chiese ortodosse, si trova l’imponente Moschea Qol-Sharif, famosa per essere la più grande d’Europa. La stazione successiva dove si scende è quella di Ekaterinburg: la capitale degli Urali, al confine tra Asia ed Europa, appare moderna con i suoi palazzi nuovi, ma con un animo più tradizionale nel suo centro storico, restaurato di recente. Fondata da Pietro il Grande nel 1723, Ekaterinburg è tristemente nota per aver segnato la fine del cammino dello zar Nicola II. E’ qui che, nel 1918, lo zar e la sua famiglia furono uccisi dai bolscevichi. Da non perdere quindi la visita alla Chiesa dell’Ascensione, eretta proprio in memoria del tragico evento. Risaliti in carrozza, si continua il viaggio, stavolta attraverso le steppe della Siberia occidentale.

La sosta successiva è a Novosibirsk: un centro importante, in epoca sovietica, per i progressi compiuti in campo scientifico nella sua “cittadella accademica” isolata nel cuore della Siberia. Si riparte verso est dopo aver reso omaggio all’imponente monumento al fiume Ob. Il convoglio corre stavolta lungo le rive dello Jenisej, tra foreste, montagne e piccoli villaggi siberiani. Incantevoli paesaggi da ammirare mentre si assaggia della vodka e del caviale pregiato, perché il ritorno in treno è rallegrato da un momento goliardico, la “festa degli zar”. Finalmente si giunge a Irkutsk, capitale della Siberia orientale e porta d’accesso al più grande lago d’acqua dolce al mondo: il Baikal. In città si fa un tour per ammirare le belle case in legno, la statua di Alessandro III, il vivace mercato e il museo etnografico. Poi si parte per un’esperienza a ritroso nel tempo. In pullman si raggiunge un villaggio tipico sulle rive del lago; di lì, in battello, si arriva a Port Baikal per salire sul piccolo treno che corre lungo la vecchia strada ferrata “Circum-Baikal”, la ferrovia “storica” della regione di Irkutsk. Fino alla fine del XX secolo era parte della Transiberiana, ma fu poi abbandonata in seguito alla costruzione della nuova tratta.

Lasciate le rive incantate del Baikal, si attraversano la maestosa valle del Selenga e le solitarie steppe della Siberia orientale, procedendo verso il confine mongolo. Ma prima di varcarlo, ci si concede un primo assaggio di Asia a Ulan Ude, in terra di Buryatia, regione siberiana dominata dalla catena delle montagne del Sayan. La città è la capitale di una repubblica abitata da una popolazione mongola che fino al 1930 scriveva ancora nella sua lingua antica. Fondata dai cosacchi nel 1666 e divenuta un importante snodo commerciale tra Russia, Mongolia e Cina, Ulan Ude è molto interessante da un punto di vista antropologico: tra i buryati infatti, si pratica una forma di religione a metà tra i principi del buddhismo tibetano Vajaranya e i rituali dello sciamanesimo siberiano. Un particolare binomio che ha dato vita a una cultura ricchissima di tradizioni, ben radicata nel territorio, tanto da aver saputo resistere al dominio dei soviet.

“La Mongolia è meglio averla vista una volta, che averne sentito parlare mille volte”, recita un proverbio locale. Le formalità di attraversamento del confine si svolgono comodamente a bordo. Entrati in territorio mongolo si respira subito il radicato misticismo di un grande popolo nomade dal passato glorioso (ci fu un tempo in cui i discendenti di Gengis Khan conquistarono gran parte della Cina). Se nella capitale Ulan Baator si visitano il monastero Gandan e il museo dei Lama, spingendosi verso fuori ci si ritrova immersi tra le montagne, tra scenari naturalistici che conducono (in bus) fino al villaggio di yurte, le abitazioni tradizionali mongole fatte di legno e di tappeti di feltro di lana di pecora. Indimenticabile, durante l’insolita escursione, il pranzo assieme ai nomadi del luogo, pastori e allevatori di cavalli. La magia dell’inesplorata Mongolia accompagna il visitatore fino al deserto del Gobi, antica terra di dinosauri.

Dal confine con la Cina in poi (dove avviene il cambio treno, necessario per la diversa dimensione delle rotaie), mancano ancora 16 lunghe ore prima di raggiungere Pechino, spettacolare e frenetica, ma dal sapore antico. Un fascino d’altri tempi forse messo in ombra da quegli altissimi palazzi spenti fatti di case tanto piccole che sembrano favi. Se la grande Tienanmen, la piazza della pace celeste, sa emozionare, perché è il cuore di una nazione che ha gioito e pianto durante la storia della Cina moderna, la Città Proibita incanta e lascia senza fiato. Maestose e millenarie, le porte di questo museo gioiello a cielo aperto, per 500 anni hanno protetto le vite private delle dinastie imperiali e delle loro famiglie. E per finire in bellezza, a Badaling arriva lei, la colossale opera architettonica simbolo della Cina: lunga più di 6mila chilometri, la Grande Muraglia si può vedere persino dallo Spazio. Stupefacente e spettacolare, camminare lungo le sue infinite mura è un’esperienza indimenticabile che, da sola, vale il viaggio (per informazioni: http://www.metamondo.it).