Vino, una nuova frontiera grazie alla biodinamica

Vino, una nuova frontiera grazie alla biodinamica
di Emanuele Schipilliti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Luglio 2015, 17:12 - Ultimo aggiornamento: 17:35
Ritrovare l’istinto nella natura e per la vita. Questo potrebbe essere uno dei tanti motivi per andare, sabato 11 luglio, nell’antichissima Labico un piccolo paese vicino Roma, che prende il nome dalla Via Consolare Labicana che lo attraversa. Una buona occasione per recarsi presso l’azienda agricola di Carlo Noro dove, tra le ore 10 e le 18.00, sarà possibile seguire il seminario di viticoltura biodinamica con degustazione tenuto da Michele Lorenzetti, illustre enologo, biologo e consulente in viticoltura biodinamica affermato in tutto il territorio italiano.



Nel break il pranzo sarà preparato esclusivamente con prodotti che derivano dalle coltivazioni dell’azienda stessa, ed è prevista la degustazione comparata di sei vigne coltivate con il Cesanese del Piglio, rinomato vitigno laziale, e di alcune delle più interessanti aziende che seguono il metodo biodinamico all’interno dello storico areale. Una ghiotta occasione per comprendere come natura, scienza e tecnica siano in perfetto equilibrio tra di loro. In quest’ area della regione laziale in cui sono allevati vitigni di origini antichissime e altri più recenti, che danno vita al Cesanese, sembra quasi di trovarsi in un laboratorio dove viticoltori, agronomi, enologi, biologi, chef, sommelier, blogger ed organizzatori di eventi stanno tentando, tramite un difficilissimo e raro gioco di squadra, di dare nuovo respiro ed identità al territorio che vanta la storica DOCG.



Come in tutti i laboratori che si rispettano i risultati vengono valutati in base alla loro efficacia nel tempo. Molti produttori e viticoltori storici della zona stanno osservando con grande interesse e curiosità metodi alternativi per interpretare e valorizzare il territorio grazie a nuove intuizioni ed esperienze di lavoro di professionisti che hanno fatto dell’agricoltura la loro passione nel rispetto delle leggi biologiche della terra e della natura. E sabato prossimo molti di loro saranno presenti all’evento. Carlo Noro, Piero Macciocca, Michele Lorenzetti, Piero Riccardi e Lorella Reale: professionisti che tramite le loro storie e i loro racconti sono capaci di farci assaporare quel gusto che la natura può dare quando l’uomo la esalta e la rispetta. Ed è con la biodinamica, in correlazione con l’alimentazione antroposofica basata sulla comprensione della natura e dell’essere umano che l’uso della scienza può manifestarsi secondo una metodologia osservativa , e quindi non solo interventista e sofisticatrice, rivelandosi nel concreto un’esperienza basata su un’interazione reale capace di rendere comprensibili processi nascosti ma vivi, apparentemente immobili ma dinamici. La consapevolezza dell’essere umano nel capire che la natura non va combattuta con le leggi legate all’agroindustria e alla scienza meccanicistica non è più appannaggio di pochi eletti e dei guru del settore ma di ogni essere vivente. Appartenere ad un equilibrio che rispetti l’ecosistema e che invita a considerare il suolo e la vita che si sviluppa su di esso sono l’invito e il richiamo che Madre Natura ci rivolge ogni giorno. Un tema peraltro al quale anche Papa Francesco si è dedicato nella sua ultima enciclica. Comunque il seminario di sabato sarà di sicuro una buona occasione per scoprire che la Terra e la Vita hanno un’enorme sapienza che potremmo definire tecnica, sfatando così il presunto primato che la tecnologia umana vuole assumere nella società odierna. Osservare la capacità di drenaggio ed assorbimento dell’ acqua di un suolo o l’azione delle foglie nello sfruttamento dell’energia solare sono solo alcuni esempi per comprendere come e perché questo saper fare e saper operare è una prerogativa della natura e del suo essere e non un’invenzione umana. Seguendo questa visione appare chiaro perché l’uso e lo sviluppo di determinate tecniche, come per esempio le rotazioni agricole e le lavorazioni non distruttive dei terreni, siano capaci di regalarci prodotti qualitativamente più buoni e con un valore nutrizionale maggiore. Nonostante i cambiamenti climatici e i danni recati all’ambiente per l’azione scellerata dell’uomo avvenuta negli ultimi cinquanta anni è possibile comunque capire come la praticità di un metodo, una precisa tecnica agronomica e macchine adeguate siano i mezzi appropriati per ripristinare la vitalità di un terreno e la sua predisposizione alla biodiversità: un tentativo per colmare il gap che c’è tra uomo e natura ottenendo benefici ambientali, occupazionali ed economici. Perché come dice Carlo Noro “non è solo per noi… ma anche per quelli che verranno dopo di noi….”



Per maggiori informazioni e possibile visitare il sito: www.biodinamicanoro.com