Emergenza street food a Roma, dilaga quello illegale. «Trappola per i turisti»: giro d'affari di 2 milioni a settimana

I nodi del commercio della Capitale. Sotto accusa le comunità etniche del Centro

Emergenza street food a Roma, dilaga quello illegale. «Trappola per i turisti»: giro d'affari di 2 milioni a settimana
di Giampiero Valenza
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 06:13

Lo street food abusivo - quello del mordi e fuggi etnico venduto sui marciapiedi - vale fino a due milioni di euro a settimana. Un affare d'oro totalmente illegale: nessuna partita Iva aperta, nessuna cucina a norma per le pubbliche vendite (se non quella di casa), nessuna regola rispettata di igiene e conservazione degli alimenti. La stima è di Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti Roma, che fa i conti in tasca a questa economia totalmente in nero che è esplosa nella Capitale in questi mesi.

IL DANNO

«È un danno enorme per tutti i regolari, come sempre nel food c'è una disparità di trattamento, tra chi rispetta le regole e chi, invece, proprio non rientra in nessuna fattispecie che noi, tra mancate vendite, tasse non pagate, investimenti non fatti, stimiamo solo a Roma in almeno due milioni di euro a settimana - racconta - Questo mercato dovrebbe entrare nell'economia regolare. Siamo dell'idea che ci debba essere un quadro definito».
La proposta di Fiepet è articolata, e passa attraverso un tavolo interistituzionale tra il Campidoglio e le ambasciate delle principali comunità.

Solo così, infatti, si possono aiutare quelle persone che oggi vivono di nero ad emergere e comporre la vivace economia del food della Capitale. «Il Comune di Roma potrebbe incontrare le ambasciate e sviluppare un piano con le comunità per rilevare casali abbandonati e aiutare questi rivenditori, che così potrebbero continuare a fare la loro attività e, allo stesso tempo, rispettare la legge», prosegue Pica.

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Stessa apertura al dialogo viene anche da Cna, la Confederazione nazionale per l'artigianato, secondo la quale «ci sono circa 200 punti del genere in città», soprattutto di particolari comunità etniche. «Sono principalmente nel Centro storico e nel Tridente - dice Alessandro Parrelli, funzionario responsabile di Cna Agroalimentare Roma - Il fenomeno è in costante crescita, favorito da un certo tipo di turismo "bassospendente" che approfitta di questo tipo di commercio abusivo, dove la legalità non viene garantita. Il turista straniero che viene in città dà un po' per buona l'offerta di questo genere di street food e così alimenta le vendite». Dall'Osservatorio di Cna notano come le situazioni peggiorino anche a causa della movida. «Vengono venduti prodotti soprattutto durante momenti di incontro e appuntamenti che coinvolgono moltissime persone», aggiunge il funzionario di Cna Agroalimentare della Capitale.

LA QUALITÀ

Aveva avuto il riconoscimento come nona migliore gastronomia al mondo secondo Class. Giuseppe Ligorio della "Tradizione" è oggi il presidente di Fida-Confcommercio, Roma la Federazione italiana dettaglianti dell'alimentazione. «È un bel problema da affrontare - spiega - è uno dei temi da discutere in questi mesi anche alla luce del prossimo Giubileo. I turisti arrivano in città e quasi non hanno la capacità di scegliere, vengono presi alla sprovvista e non riescono a capire bene cosa significhi un prodotto di qualità italiana». Per Fida-Confciommercio Roma è fondamentale coinvolgere le istituzioni. «Sicuramente troveremo una spalla nel Campidoglio - prosegue Ligorio - la gente, soprattutto nei grandi eventi e quando ci sono picchi di visite, è "distratta" e va di fretta, senza badare più di tanto all'offerta che viene fornita. Allo stesso tempo chi investe illegalmente in questo settore sa che passano in un certo luogo anche diecimila persone in un solo giorno, Davanti a dieci affari conclusi possono dire di aver fatto la giornata».

LE SCELTE

I regolari, dunque, sono sul piede di guerra. Non ci stanno a questa battaglia che gli altri - i ristoratori "improvvisati" vogliono giocare su un fronte, quello dei marciapiedi. Hanno le cucine a casa e nascosti tra le mura domestiche preparano questo street food che per pochi euro si traveste in una cucina casareccia, dicendo di fatto addio a qualunque controllo, qualunque regola, qualunque vigilanza.
giampiero.valenza@ilmessaggero.it
 

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