Nella nuova Russia di Putin

Nella nuova Russia di Putin
di Marco Iaconetti
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Giovedì 9 Ottobre 2014, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 19:36
Se avessi saputo cosa mi sarebbe accaduto dopo l'atterraggio a Mosca, non ci sarei mai andato, perchè la nostra compagnia di bandiera Alitalia mi spedì la valigia anzichè che in Russia, a Londra.

A causa di questo incidente, mi recai nei mercati rionali della periferia per acquistare il necessario per la mia permanenza, immedesimandomi in una realtà fatiscente; una faccia diversa della odierna e ricca Russia che sta scalando vertiginosamente l'economia mondiale. Povertà, alcolismo e degrado erano le caratteristiche dei tanto osannati sobborghi "lineari" socialisti, in cui le alte torri svettavano tra innumerevoli ed enormi "polmoni" verdi, ma che non erano il degno specchio della tanto decantata terra degli zar.

A controbilanciare questa falsa partenza, ed a farmi identificare nella nuova opulenta nomenclatura russa ci pensava il mio amico Claudio Cattolica, nato nella città di Montecosaro (Provincia di Macerata - Marche), ma oramai russo d'adozione, e così in gamba da essersi inserito celermente all'interno della rigida società russa, tanto che i suoi atteggiamenti ed i suoi lineamenti, sono oramai più vicini al popolo russo che a quello nostrano.

Mosca parla italiano, ed ama fortemente il nostro design in tutti i suoi aspetti e la forte presenza dei nostri connazionali, specialmente della comunità marchigiana ne è la forte testimonianza.

Una città che vuole riassaporare la grandezza dei tempi passati, dopo gli anni d'oblio vissuti dal crollo del Comunismo, e che è motivata dal suo carismatico presidente Putin che sta mobilitando l'intera orgogliosa nazione per farla ricollocare tra i grandi della terra.

Grazie al mio "Virgilio" marchigiano, che fungeva anche da Cicerone, e che pazientemente si divideva tra il suo lavoro ed il mio soggiorno, potei vedere diverse aree di Mosca, da quelle più periferiche a quelle centrali.

Per raggiungerle rapidamente prendevamo la metropolitana, metronomo della città,che secondo la mia opinione è una degli underground più belli mai visti, per le sue peculiarità estetiche, in cui si respira aria di "Secessione viennese", e che è illuminata da lampadari fin de s'Ècle. Se negli anni della Seconda guerra mondiale il metrò moscovita fu un riparo contro i raid aerei nazisti, attualmente è una vera e propria "trappola" a causa dei diversi attentati ceceni. La gente infatti, tanta è la paura, che terminata la corsa, si precipitava velocemente all'uscita.

Anch'io mi affrettavo, ma per un motivo ben diverso: volevo risparmiare tempo per poter respirare i sogni ed i desideri del popolo moscovita, e così da piazza Puskin, cominciava la mia passeggiata lungo tutto il boulevard che terminava fino alla meravigliosa Piazza Rossa.

Un quadrilatero, in cui mi sono ritrovato sperduto tanta era la sua lunghezza ed ampiezza, circondato da diversi palazzi, ed in cui emergevano come bellezza il Cremlino e la Chiesa di San Basilio, secondo me il principale polo attrattivo, eretta da Ivan il Terribile per celebrare la conquista del khanato del Kazan.

A destra ai piedi del Cremlino, il mausoleo di Lenin, realizzato con una rigida forma geometrica cubica che si metteva in contrapposizione alla Chiesa di San Basilio, unica per la sua originalità, che invece con la sue forte asimmetria, imprevedibilità architettonica e con le sue guglie a spirale senza motivi ornamentali, che sembravano quasi delle torce, caratterizzava la testata finale della Piazza Rossa.

È proprio quest'ultima che avendomi entusiasmato maggiormente meritava una visita più approfondita. A differenza della disomogeneità esterna, la chiesa internamente si presentava ordinata, e dalla pianta centrale si articolavano otto vestiboli laterali, riccamente decorati, con sempre diversi dipinti murali dalle forti tonalità. La chiesa terminava con la torre campanaria che dalla sua notevole altezza mi permetteva di poter ammirare la Piazza in tutta la sua interezza.

Ma "La Terza Roma", come amava chiamarla Ivan il Terribile, non la si può descrivere solo con qualche riga tanta è la sua magnificenza, non mi restava, dunque, terminare anche questa volta il mio viaggio e prima di percorrere la strada dell'aeroporto chiedevo al tassista di poter ammirare le guglie dorate del Cremlino al mattino, il mio sguardo, però si posava verso il mausoleo del Padre della Piccola Patria e non riuscivo che mormorare tra me e me "Spassiba Mockba".
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