Paracas, là dove il deserto abbraccia l’oceano

Baia di Paracas
di Sabrina Quartieri
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Martedì 1 Dicembre 2015, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 08:47

Lo scenario è quello di un affascinante deserto di salnitro che si offre ad un mare incontaminato. Un angolo di desolante bellezza fatto di spiagge paradisiache, dove a regnare è il silenzio, interrotto solo dal muggito dei leoni marini e dal richiamo dei gabbiani.


Con le sue formazioni rocciose e la ricchezza di fossili presenti, la Riserva Nazionale di Paracas è una meta tutta da scoprire del litorale peruviano: la si raggiunge con un viaggio di poco più di tre ore, partendo dalla capitale Lima e dirigendosi verso sud. Un tragitto indimenticabile lungo la carretera Panamericana, attraverso paesaggi che si colorano prima di rosso, poi di ocra e, infine, di giallo.

Dichiarata zona protetta nel 1975, con i suoi 335mila ettari di superficie tra deserto, siti archeologici pre-Inca e isole, Paracas è la riserva marina più grande del Perù. Un rifugio abitato da numerose specie avicole, tra cui i pinguini di Humboldt, i zarcillos, i pellicani e i cormorani, ma anche da diversi mammiferi, come le nutrie, i lupi di mare, i delfini e le balene: per avvistarli, basta salire a bordo di un’imbarcazione e dirigersi verso le isole Ballestas, un insieme di isolotti conosciuti nel Paese per essere un vero e proprio santuario della fauna marina. La riserva di Paracas è un paradiso ecologico inaspettato. Per accedervi, bisogna prendere la strada asfaltata che parte da Pisco. Una volta superato il controllo, ci si dirige verso sud fino alla spiaggia di Atenas, dalle acque calme e limpide; poi, in 4x4 si arriva a quella di Los Viejos, per ammirare splendidi tramonti.

Da Punta Arquillo a Lagunillas sono sei i chilometri di costa dalle spiagge paradisiache, alcune delle quali più nascoste, ma tutte baciate dal vento e dal sole. Punta Arquillo è un approdo incredibile: dalla cima della scogliera, la vista si apre sull’oceano, su una colonia di otarie che abita le rocce sottostanti e su stormi di uccelli marini che si librano nel cielo. Lì vicino si trova una piccola lingua di mare chiamata La Mina, con l’acqua color smeraldo, dove vale la pena concedersi un bagno; non da meno, subito accanto, la solitaria spiaggia di Lagunillas, una tranquilla baia ideale per chi vuole fare una pausa lontano da tutto. Uno scenario completamente diverso è quello di Roja, una lunga distesa di sabbia rossa (per questo il nome), che prende il colore dal non lontano massiccio Punta Santa María, formato da rocce che hanno al loro interno magma solidificato.

La riserva si spinge ancora più a sud, sotto la Penisola di Paracas. E' consigliato spostarsi fino alla spiaggia Mendieta: nel cuore del deserto, è una delle più belle della riserva. Per i turisti che vogliono approfondire la conoscenza sulla biodiversità e sugli ecosistemi della zona, a circa un chilometro a sud dal punto di accesso alla riserva, c’è il Centro de Interpretación. Attivo dal 2011, questo spazio informativo offre un tour davvero interessante, al costo di poco più di un euro: si parte dalle informazioni a livello geologico, come i resti fossili ritrovati nel territorio; si entra poi in un tunnel, dove viene riprodotto il vento tipico dei mesi invernali e, subito dopo, nella zona sottomarina, per conoscere le specie che abitano l’ecosistema. Infine, al secondo piano, si racconta degli uccelli migratori che raggiungono, ogni anno, la riserva per riprodursi, alimentarsi o semplicemente per riposarsi prima di ripartire verso altre mete. Per informazioni sul Perù: www.peru.travel/it.