Purtroppo non è così, soprattutto in Italia, e lo dimostra una ricerca dell’Osservatorio di trivago.it, basata sulle schede degli oltre 700mila hotel di tutto il mondo prenotabili dal sito.
D’altra parte, l’esperienza dei viaggiatori conferma il dato preoccupante: meno del 54% delle strutture italiane offre ai propri clienti la possibilità di connettersi a internet in camera tramite Wifi o cavo. E nella classifica globale di 35 Paesi questo dato ci pone molto indietro, nelle ultime 8 posizioni, con dietro a noi solo Finlandia, Cipro, Germania, Grecia, Austria, Spagna e Portogallo. Anche a chi scrive ha destato sospetti la strana posizione della Finlandia, Paese in cui il web è pane quotidiano. Ma l’indagine si riferisce al web in camera e quindi non considera le connessioni disponibili nelle parti comuni degli hotel, molto diffuse.
Chi c’è in testa alla graduatoria? Gli Stati Uniti, dove la connessione in stanza è possibile quasi nel 90% degli alberghi (ma, aggiungo io, spesso a prezzi molto salati), la Nuova Zelanda (82%) e la Romania (78,6%). In quest’ultimo, sorprendente caso è probabile che giochi molto il fatto che in quel Paese le strutture sono poche e moderne, il che fa salire il rapporto percentuale. Stessa riflessione per Serbia (7° posto), Slovenia (6°) e Ucraina (9°) mentre sorprendono meno Canada e Olanda, quarto e quinta con tre quarti degli hotel che forniscono il servizio, Francia e Inghilterra all’8° e al 10° posto con scarti percentuali minimi.
In generale, è possibile dire che nei Paesi come l’Italia o la Grecia con una maggioranza di hotel di piccole dimensioni, a gestione famigliare e comunque fuori da catene e aggregazioni, gli investimenti sui servizi come la connettività sono minori. E i risultati si vedono.
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