Marsala, alla scoperta di antichi sapori nella terra del Gattopardo

Marsala, alla scoperta di antichi sapori nella terra del Gattopardo
di Camilla Mozzetti
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Martedì 25 Agosto 2015, 17:39 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 16:47

A Marsala quando soffia lo Scirocco l’aria si trasforma: diventa rarefatta eppure il mare non s’increspa. Resta placido. A volte scompare dietro una fitta coltre di umidità che muta drasticamente il paesaggio. E pare non trovarsi più all’estrema punta occidentale della Sicilia, ma in una pianura di "antoniana" memoria. In un attimo lo Scirocco lascia il passo alla Tramontana poi al Maestrale e ancora al Ponente. La rosa dei venti c’è tutta. Qui, nel 1860 sbarcò Giuseppe Garibaldi. Da qui parte il Risorgimento italiano. In questa città, ricostruita quasi per intero dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale che la rasero al suolo, continuano a svolazzare le tende bianche di lino dai balconi, i pescatori passano i pomeriggi a sciogliere le reti, gli agricoltori portano all’Antico mercato i fichi da vendere, discutendo – quasi fosse più una danza che una trattativa – il prezzo dei prodotti con gli acquirenti.

La tradizione e ancor di più le leggende tengono banco.

Come quelle che accompagnano proprio lo Scirocco e le stanze che le antiche dimore nobiliari ancora ospitano per salvare la «mente e le ginocchia da quel vento portatore di squilibri». Eppure non mancano i richiami con la modernità, grazie anche a quella singolare congiuntura di venti che ha fatto dell’antica Marsa Alì, lo scorso giugno l’unica tappa italiana del Kitesurf freestyle world cup. Una meta insolita, dunque, Marsala che ha regalato anche il nome a uno dei più antichi vini siciliani, dove trascorrere le vacanze.

Ben quattordici chilometri di litorale che arrivano fino alla laguna dello Stagnone. Mare ma anche montagne bianche di quel prodotto raccolto nelle saline, come quella di Giacomo d’Ali Staiti (a capo della sesta generazione di salinari) dove, attraverso un procedimento esclusivamente naturale ogni anno si producono 11mila tonnellate di oro bianco da declinare poi in esclusive ricette gastronomiche tra cui il sale al rosmarino e coriandolo unito all’ananas e all’arancia. È l’enogastronomia pertanto la chiave di volta per scoprire le terre del marsalese, nell’anno in cui proprio la Coldiretti ha decretato la peculiarità delle vacanze 2015: in giro per l’Italia alla scoperta di sapori e tradizioni legate al buon cibo e al buon vino, più di quattro italiani su dieci (42%) hanno scelto di visitare frantoi, malghe, cantine e aziende vitivinicole. E a Marsala gli spunti per approfondire questo turismo enogastronomico non mancano.

Sosta obbligata per chi vuole scoprire la tradizione della tavola è il ristorante “I bucanieri” di Nino Chirco. Si dice prepari il miglior cous-cous di pesce della costa trapanese. Ad assaggiarlo c’è da crederci. Ma il suo fiore all’occhiello sono gli arancini con le triglie «perché – dice Nino – non tutti amano il ragù di carne». Un’invenzione nata quasi per gioco ma ancor di più dalla voglia di sperimentare. Per chi invece ama scoprire i vigneti, potendo magari assistere in questo periodo alla vendemmia in notturna, basta addentrarsi tra le terre rese immortali dalle parole di Giuseppe Tommasi di Lampedusa.

Da Marsala basta percorrere pochi chilometri per arrivare a Contessa Entellina. Qui la famiglia Rallo, a capo dell’azienda vitivinicola Donnafugata, nel cuore della Sicilia occidentale, da generazioni coltiva più di 270 ettari di vigna. Tantissime le varietà di vino prodotte grazie alla coltivazione di 17 vitigni autoctoni come il Catarratto, il Grillo, il Nero D’Avola o il Syrah ma anche varietà considerate ormai estinte – dal Vitrarolo all’Alsano fino al Nocera – che attraverso un progetto di biodiversità sostenuto dalla Regione Sicilia stanno tornando a fiorire.