I tesori segreti di Vienna: da Leonardo a Rubens

I tesori segreti di Vienna: da Leonardo a Rubens
di Marco Berchi
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Lunedì 17 Marzo 2014, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 21:13
Quanti di voi hanno mai visto una lepre dal vivo in un prato? Pochi, probabilmente. Ma, altrettanto probabilmente, sono molti di più quelli che possono ricordare di aver visto, sfogliando qualche libro, su internet, in tv il Leprotto che il grandissimo artista tedesco Albrecht Dürer fissò per sempre sulla carta di un «acquerello e guazzo con lumeggiature di biacca», rendendolo immortale.



Proprio immortale forse no, dato che, se il nemico dei leprotti veri sono i cacciatori, non meno insidiosi per gli acquerelli e la carta sono tempo, luce, umidità. Custodito nell’atmosfera controllata e nel buio dei depositi dell’Albertina, a Vienna, il Leprotto di Dürer è tornato alla luce il 14 marzo, a ben dieci anni dalla sua ultima esposizione. Con lui, decine di altri capolavori, molti dei quali, come il Leprotto, esposti raramente e destinati a tornare nell’ombra, invisibili al pubblico, per i prossimi dieci, quindici anni.



LA STORIA

Insomma, a Vienna c’è veramente un’occasione speciale per entrare tra le meraviglie di una collezione unica al mondo con opere di Raffaello, Michelangelo, Bosch, Rubens, Rembrandt, Casper David Friedrich e, naturalmente, dello stesso Dürer di cui si conservano — e sono ora esposte — anche le altrettanto famose Mani giunte in preghiera.

Albrecht Schröder è il Direttore del Museo dell’Albertina (www.albertina.at) e come tale è responsabile di una raccolta che comprende un milione di opere e che ha come cardine la più grande collezione di arte grafica del mondo.



IL CURATORE

Spiega, con accanto il curatore Christian Benedik: «La mostra La fondazione dell’Albertina. Tra Dürer e Napoleone coinvolge per la prima volta un numero così importante di opere grafiche e pittoriche della nostra collezione (150 su un totale di 400 pezzi in mostra) e perciò è una presentazione di ampio respiro della sua movimentata e avvincente storia, unica nel suo genere. Così, sino al 29 giugno siamo sicuri che costituirà il più importante momento culturale di una città come Vienna, già di per sé ricca di cultura diffusa».



Già la collezione. Era la seconda metà del Settecento, l’età dello splendore di Vienna e delle corti mitteleuropee, quando il duca Alberto di Sassonia – Teschen (1738 – 1822) iniziò la sua attività di collezionista che sarebbe durata ben 50 anni. Il Duca, con la collaborazione di Giacomo Conte Durazzo, ambasciatore austriaco a Venezia, aveva un “modesto” obiettivo: radunare opere che documentassero la storia della pittura dal Rinascimento ai suoi giorni. Proseguita dai suoi discendenti, la collezione ha un’importante sezione moderna con opere, tra gli altri, di Cézanne, Renoir, Monet, Klimt, Schiele, Picasso, Pollock e Warhol e il palazzo in stile classico, residenza asburgica collegata alla Hofburg nel pieno centro di Vienna, dopo vicende complesse e vere e proprie distruzioni, ha riacquistato il proprio aspetto originale nel 2003 e ospita periodicamente mostre di alto livello.



Quella che si è inaugurata lo scorso venerdì ha l’ambizione di restituire anche il sapore dei decenni della fondazione dell’Albertina con un percorso che, spiega il curatore Benedik, «va dall’età barocca sotto Maria Teresa d’Austria fino al Biedermeier dopo il Congresso di Vienna passando per l’Età dei Lumi e gli anni delle rivoluzioni in Europa e in America». Percorrere l’attività del duca Alberto obbliga ad aprire squarci sulla più bella Dresda e poi su Roma, Parigi e Bruxelles in un percorso che espone arredi, servizi da tavola, mobili e arazzi che restituiscono l’atmosfera delle corti e il gusto dei mercanti d’arte di fine Settecento.



LE CURIOSITÀ

Lungo l’itinerario espositivo è anche possibile ammirare per la prima volta una porzione della biblioteca, in gran parte dispersa dopo il 1930, e soffermarsi su curiosità come documenti originali e oggetti tra cui il cappello portato da Napoleone nella battaglia di Eylau.



Intanto, a poca distanza dall’Albertina, nella Hofburg, si sta lavorando a una mostra più piccola, di tutt’altro genere ma che si prospetta di richiamo. Il 24 aprile, anniversario del matrimonio dell’Imperatrice Elisabetta con Francesco Giuseppe, il Museo di Sissi inaugurerà l’esposizione Seta, pizzi, ermellino, dedicata agli abiti di corte della sovrana. E c’è da scommettere che molti accigliati cultori dell’arte figurativa, dopo aver ammirato leprotti e angeli, un’occhiata al guardaroba dell’imperatrice-mito del pubblico femminile mondiale finiranno per dargliela.
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