In viaggio sui luoghi della morte: tour operator organizza visite guidate a Chernobyl

In viaggio sui luoghi della morte: tour operator organizza visite guidate a Chernobyl
di Federica Macagnone
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Martedì 21 Aprile 2015, 18:44 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 15:31

Il 26 aprile 2016 saranno trascorsi 30 anni dall'esplosione di Chernobyl. Trent'anni in cui il tempo sembra essersi fermato immobile in quei luoghi del disastro che oggi sono meta turistica di migliaia di visitatori che non resistono all'attrazione di un'esperienza unica.

Perché unico è stato quel disastro che ha depositato morte e abbandono su quelle terre in cui oggi solo una folta fauna contaminata riesce a sopravvivere. Eppure deve esserci qualcosa di inconsciamente attrattivo in quei luoghi mortiferi che oggi vengono frequentati da viaggiatori in cerca di mete estranee ai tour classici.

La Glasgow Caledonian University, nel 1996, definì quelle esperienze con il termine Dark Turism, letteralmente “turismo nero”, comprendendo nel termine le visite tradizionalmente associate a morte e tragedia.

Visite che oggi vedono numeri sempre in aumento, soprattutto a Chernobyl.

SoloEast, tour operator con sede a Kiev, ha stimato che circa 10mila turisti l'anno visitano quelle terre del disastro nell'ex Unione Sovietica: nel 1986, il reattore 4 della centrale di Chernobyl esplose, seminando particelle radioattive e contaminando un’area di oltre 150mila chilometri quadrati. Decine di migliaia di morti già contati e chissà ancora quanti vivono nell'incubo del domani.

Oggi, nella Exclusion Zone, un'area di quasi 30 chilometri che corre intorno alla centrale, nonostante gli ordini del governo di abbandonare quei luoghi, vivono ancora 200 persone. La radioattività è diminuita tanto da consentire brevi visite: le “gite” sono regolamentate e consentite solo attraverso tour privati organizzati. I visitatori devono fornire documentazione in diversi punti di controllo e devono rispettare alcune regole. Prima su tutte: non toccare nulla. Una volta lì è vietato mangiare o bere qualsiasi cibo o bevanda che non provenga dall'esterno della zona e tutti vengono severamente avvisati: non devono sedersi in terra. Inutile dire che tutti gli oggetti che si trovano disseminati in giro per le città abbandonate devono rimanere al loro posto: all'uscita i visitatori devono sottoporsi a body scanner.

Pripyat, la città fantasma, è una delle mete garantite nei tour: a soli 3 chilometri dal luogo del disastro, qui abitavano sessantamila persone, tutti i dipendenti della centrale con le loro famiglie. I morti sono stati 35mila. Tutto è rimasto come è stato lasciato il 26 aprile dell'86: è un'istantanea mozzafiato di una città sovietica degli anni ‘80. O meglio, di ciò che rimane dopo anni di abbandono durante i quali le rovine si sono confuse alla muffa. Perfino il parco divertimenti, una delle zone più fotografate, è rimasto il fantasma di se stesso: la ruota panoramica si staglia verso il cielo tra gli alberi morti, quasi fosse in attesa di un ultimo giro.

«Per chi volesse soffermarsi per più tempo offriamo sistemazioni per il pernottamento nel villaggio di Orane, a cinque chilometri dal check point per la Esclusion Zone - ha detto Sergei Ivanchuk, direttore della SoloEast - Non ci sono nuovi alberghi all'interno della zona di esclusione. Quelli esistenti sono vecchi, anche se si sono un po' rinnovati. Secondo la legge ucraina, alle imprese, tranne quelle che sono necessarie per il funzionamento della zona, non è permesso stare lì. Questo vuol dire che non ci sarà mai alcuna nuova apertura».

I costi del tour variano tra i 100 e i 400 dollari, a seconda della durata del soggiorno e della quantità di persone nel gruppo. «L'anno scorso abbiamo organizzato 290 tour – ha concluso Ivanchuk – I numeri stanno aumentando. Molte persone che visitano l'area per un tour breve esprimono l'interesse a tornare per periodi più lunghi».