Viaggio a Park Avenue, nel cantiere più affascinante di Manhattan

Viaggio a Park Avenue, nel cantiere più affascinante di Manhattan
di Marco Berchi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Ottobre 2014, 19:08
​Se Ole Kirk Christiansen, fondatore della Lego, non fosse morto nel 1958 dovrebbero invitarlo all’inaugurazione. 432 Park Avenue, il nuovo, straordinario grattacielo che, al ritmo di tre piani a settimana, sta sorgendo a New York avrà molti elementi per colpire la fantasia, stimolare l’invidia, suscitare l’ammirazione di quanti lo vedranno in una Manhattan non certo avara di meraviglie. Ma tra tutti, quello che tocca la corda profonda del senso estetico che accomuna poveri e ricchi, sarà senza dubbio la semplicità, la stessa dote che ha fatto la fortuna dei mattoncini di plastica.



Con più di un anno di anticipo sull’apertura — prevista per metà 2015 — il “432”, che ha già raggiunto i 150 metri, festeggia il 50% abbondante di appartamenti già venduti a inquilini ansiosi di prendere casa nell’isolato tra la 56ma e la 57ma strada, in un’area di Midtown ad alta densità di negozi di lusso e ristoranti e a un passo dall’angolo sud orientale di Central Park. È tutta gente che, rigorosamente solo su appuntamento, è salita al secondo piano del numero 767 della Quinta Avenue, proprio dietro al famoso cubo di vetro dell’Apple Store, al Sales & Marketing Centre (in italiano: ufficio vendite) del 432 Park Avenue. Su appuntamento entrano anche i giornalisti come noi, a patto di evitare fotografie a un ambiente che ricorda quello delle scene finali di Odissea nello spazio — biancore e essenzialità — e dove al fondo di un corridoio (bianco) scandito da grandi immagini che riproducono i motivi architettonici, di design e di cultura visiva che hanno ispirato i progettisti, svetta un modellino dell’edificio.



LA TECNICA

Tutti noi da bambini abbiamo provato a tirar su una torre altissima e strettissima di mattoncini Lego. La sensazione è quella: il bianco “432” è una sequenza di moduli quadrati che sale verso l’alto sempre uguale a se stessa, una sbarra di torrone, una torre di cubi di Rubik bianchi, una impilata di dadi… Vien da chiedersi che bisogno ci fosse di un architetto ma poi si capisce che serve proprio un architetto — nel caso Rafael Viñoly — per fare un simile uovo di Colombo e che servono strutturisti con i controfiocchi per inventarsi gli intervalli di doppi piani “vuoti”, senza vetri e con la sola colonna-servizi centrale, per ridurre la resistenza ai venti e quindi l’oscillazione.

Su un grande schermo ecco apparire la planimetria di una delle “penthouses”, gli appartamenti che occupano interamente uno dei 10 ultimi piani: cinque camere da letto, sette bagni, cucina da sogno, saloni e per ciascun ambiente ecco apparire la magnifica vista che si ha verso i quattro punti cardinali grazie alle grandi finestre quadrate di 3 metri per 3, vero stigma dell’edificio.



I COSTI

Per abitarci serve la stratosferica cifra di 95 milioni di dollari ma i “tagli” di appartamenti più piccoli, quelli da “solo” 7 milioni di dollari sono già esauriti e il prezzo di partenza per gli appartamenti “intermedi” al momento è di 17 milioni. Le spese di gestione e condominiali ammontano a diverse migliaia di dollari mensili, che comprendono una grandiosa serie di servizi esclusivi. Sì, perché questo che sarà il più alto edificio interamente residenziale di New York e di tutto l’emisfero occidentale, non prevede spazi e piani per hotel e uffici e quindi tutti i servizi saranno ad uso esclusivo di proprietari e inquilini (per questi ultimi vige un rigoroso disciplinare di affitto). Quasi 3mila metri quadri di “amenities” comprendono un intero doppio piano dedicato all’intrattenimento con lounge, ristorante privato e catering, terrazza outdoor, e poi piscina coperta, centro fitness con sauna, bagni turchi, sale per massaggi, biblioteca, servizio valet per le auto. Ci sono anche una sala cinema e una per concerti e spettacoli, per conferenze e per bambini.



IL DESIGN

Dubbi per l’arredamento? Un’équipe di interior designer è a vostra disposizione (pagando) per aiutarvi. Toccati con mano i vetri austriaci, i marmi italiani dei bagni, i pavimenti in massello di rovere – tutto essenziale, ai veri ricchi l’opulenza fa giustamente orrore — non resta che sedersi e vedere il filmato anch’esso esclusivo (niente Youtube) che documenta la filosofia e l’estetica del “432”. Al termine ci si immedesima quasi nella cinquantina di grandi nababbi — il 60% dei quali americani, poi molti cinesi, sudamericani e russi — che in questa stessa stanza dopo il “the end” hanno estratto la Mont Blanc e il libretto degli assegni. E gli italiani? Richard Wallgren, Executive Vice President of Sales and Marketing per Macklowe Properties, dapprima la prende alla lontana: «Da molti anni New York è la seconda casa di molte famiglie italiane. Manhattan è una vetrina per tutti i più importanti designer e titolari di brand di lusso del Made in Italy.



Le famiglie cui appartengono questi importanti brand da sempre hanno avuto casa a New York. Ora 432 Park Avenue rappresenta l’eccellenza nel design moderno e tutti sappiamo quanto gli italiani amino il design. Inoltre, la collocazione del nostro edificio, tra Park Avenue e la 57ma è a due passi dai principali store del Made in Italy». Ok, ma le vendite? «Abbiamo in corso trattative con svariati soggetti italiani che stanno valutando importanti acquisti».
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