Stanze bonsai: la nuova frontiera degli hotel low cost

Stanze bonsai: la nuova frontiera degli hotel low cost
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 17 Novembre 2014, 16:11 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 12:49
C’è l’hotel senza la reception, quando arrivi dialoghi con una sorta di bancomat, inserisci la carta di credito, paghi, ricevi una tessera magnetica per la porta della tua camera ed entri. Ci sono hotel che hanno sì il bagno in camera, ma è piccolo, molto piccolo, più piccolo di quello ad esempio del treno Italo (è proprio così non è una iperbole).



In altri hotel, invece, la stanza è talmente minuscola, che c’è appena, appena, pavimento libero per aprire la valigia e se malauguratamente condividi la camera con un altro ospite, per muovervi dovete fare a turno. Infine, sempre di più sono popolari gli hotel con camere senza finestre, mentre ormai stanno scomparendo ovunque gli armadi, ti devi accontentare di attaccapanni o meglio ancora della tua capiente valigia.



Benvenuti nel mondo degli alberghi low cost, che sono una cosa diversa dagli ostelli e non sono neppure le classiche topaie-fregatura di un tempo: di solito offrono tutto ciò che serve, privacy, pulizia, bagno in camera e buona location, wi-fi. Stanno avendo fortuna soprattutto in quelle grandi città in cui le tariffe delle stanze degli hotel normali sono molto alte, malgrado le offerte in rete.



Alcuni esempi: a Brussels, a dieci minuti a piedi dalla Grand Place e vicino a una fermata della metro, il Max Hotel offre un servizio basic (prezzo tra i 50 e i 70 euro). Niente reception, dialogo con la macchinetta automatica (come succede ad esempio in Giappone con i love hotel, ma lì la finalità è differente...), stanza pulita e con pochi fronzoli, se vuoi prodotti per la doccia te li compri alla macchinetta automatica all'interno della struttura.



Altro esempio: Mini Hotel, a Hong Kong a poche decine di metri dalla stazione metro Central ma soprattutto dalla strada della movida, Lan Kwai Fong. Ecco, con una location così in una città cara come Hong Kong, ti aspetti la stangata. Invece, il prezzo è accettabile (attorno a 70 euro a notte, per Hong Kong quasi un affare), però alcune stanze sono senza finestre, altre ce l’hanno, ma comunque la costante - il Mini del nome dell’hotel offre una traccia - sono stanza bonsai, in cui oltre al letto entra poco altro. E se siete in coppia dovete avere una discreta complicità: il bagno è diviso dal resto della stanza solo da un vetro trasparente, per guadagnare luce. In compenso il wi-fi corre che è un piacere.



Altro esempio, altra città asiatica in cui gli alberghi sono assai cari: nel bel quartiere centrale di Chinatown si sono moltiplicati hotel-design relativamente economici (tra i 50 e gli 80 euro a notte), con una sola controindicazione: stanze piccolissime e senza finestra. E’ così grave il fatto che non ci sia la finestra? In fondo quasi mai in un hotel moderno riuscirete ad aprirla. Il problema è che con la variabilità del tempo a Singapore quando al mattino ti svegli, non sai se fuori troverai pioggia o sole e devi scendere prima di deciderti cosa indossare e se portare l’ombrello. Tornando in Europa, si stanno sviluppando alcune catene alberghiere low-cost (anche più low della storica francese Ibis).



A Londra - la città per eccellenza con alberghi belli ma carissimi, o non tanto cari ma brutti e senza il bagno in camera - si sono moltiplicate le strutture con il marchio Easy (quello inventato da Stelios di Easyjet). Tutti colorati di arancione, questi hotel abbinano stanze minimal - anche in questo caso piccole, molto piccole e in molti casi senza finestra -, optional a pagamento (ad esempio 5 sterline al giorno per il telecomando della tv, 10 per il wi-fi), bagni in camera (a Londra un lusso) con mini-doccia, mini-lavabo, mini-water (per questo alla fine più piccolo di quelli di Italo).



Però sono in buona posizione, sono puliti e moderni e vengono scelti non solo dai giovani, ma anche da tante persone mature che amano viaggiare senza svenarsi (a Londra tra i 50 e gli 80 euro). Gli Easyhotel sono sparsi in molte altre città d’Europa, ma anche a Dubai e in Sud Africa. Formula simile quella dei Tune Hotel, diffusi in Asia e a Londra, con lo slogan «dormire con un’esperienza a 5 stella con il prezzo a una stella», che fanno capo all'imprenditore malese Tony Fernandes, patron del colosso dei voli low cost Air Asia.



mauro.evangelisti@ilmessaggero.it

Twitter: @mauroev
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