Valle Isarco, le imprese del vino trascinano la festa delle castagne

Valle Isarco, le imprese del vino trascinano la festa delle castagne
di Emanuele Schipilliti
4 Minuti di Lettura
Martedì 7 Novembre 2017, 17:50 - Ultimo aggiornamento: 19:20
Eisacktal Wein. Significa intraprendenza, anche se è un nome inizialmente impronunciabile e incomprensibile dietro al quale però si cela una delle qualità dello spirito italiano. Ovvero quella capacità di prontezza e di spirito d’iniziativa che, con una certa sfacciataggine, appartiene a chi con audacia tenta imprese rischiose. E questa sembra essere la forza che unisce di fatto molte delle piccole e medie imprese che nella Valle Isarco sono riuscite a fare sistema attorno ad un territorio, le sue strutture di accoglienza e ristorazione ma sopratutto il suo vino.

La Valle Isarco è la regione vitivinicola più settentrionale d’Italia, appartiene all’Alto Adige, e rappresenta una lunga vallata che dalla città di Bolzano conduce fino al confine Italiano con l’Austria. Una terra di confine e di passaggio. La particolarità di questo territorio è proprio la sua contraddizione apparente e visiva ovvero un ambiente montano, ad est le Dolomiti e ad Ovest le Alpi Sarentine, dai tipici tratti mediterranei: boschi di castagni e vigneti. Procedendo da Nord a Sud è un fiorire di maestose montagne, antichi masi, castelli, monasteri, piccoli villaggi che si avvolgono ed avviluppano tra castagneti e vigneti terrazzati ordinati in muriccioli di pietra naturale. Il territorio restituisce con limpidezza il carattere dei suoi abitanti, così come la vigna lo spirito di ogni famiglia di viticoltori.

In questi giorni nella valle si assiste ad una vera invasione turistica data dal Törggelen il periodo delle castagne o la festa dell'autunno. Una tradizione piena di allegria che vede coinvolte molte famiglie contadine che aprono i loro masi all’insegna della convivialità, dei piatti tipici della tradizione e dell’assaggio del vino nuovo. Nel passato un’occasione in cui i contadini festeggiavano tra loro la capacità di portare a termine la vendemmia aiutandosi l’un l’altro; oggi un’usanza enogastronomica che testimonia le radici comuni di un territorio capace di aprirsi al mondo con semplicità ed organizzazione.

Quello che oggi più stupisce è che a livello vitivinicolo la Valle Isarco è una vera fucina di talenti capace di raccogliere ogni anno i più alti riconoscimenti delle guide di settore. Dietro a questo successo si celano due fattori determinanti: l'aver saputo investire sul proprio territorio e non aver sprecato gli aiuti della regione e dell’ UE. Quella che vediamo emergere in questi anni è una generazione di viticoltori audaci ma con i piedi per terra. Amanti del rischio finanziario, come del downhill e dell'alpinismo estremo ma al tempo stesso gourmand e attivi nel creare cultura enogastronomica attraverso molte manifestazioni e savoir-faire. C’è da dire che mantenere il successo è sempre più difficile che ottenerlo ma questo per l'Alto Adige non è certo una novità. Tra queste montagne assistiamo ad una viticoltura strappata alla roccia con pendenze che superano l'80% e, al tempo stesso, ad un legame antico tra vigna e montagna che illustri ambasciatori, come l’ Abbazia di Novacella e di Sabiona, testimoniano sin dal 1142.

I momenti di crisi non sono mancati soprattutto prima, tra e subito dopo le due guerre mondiali. Anni in cui la fame, la povertà e la devastazione hanno ridotto la produzione vitivinicola di tutta la valle alla coltivazione di pochi filari necessari a coprire il fabbisogno familiare. La rinascita del settore è iniziata nel 1961 dove le varietà a bacca bianca tipiche della zona: Kerner, Sylvaner, Grüner Veltliner su tutte hanno cominciato a riguadagnare superfici vitate sino ad estendersi soprattutto grazie alla nascita delle cantine cooperative.
I piccoli numeri di questo territorio non permettono un successo di mercato globale come accade per esempio con il prosecco e il pinot grigio ma la capacità di muoversi in gruppo e con agilità nei tanti mercati del vino italiano non manca ai produttori locali, la maggior parte di essi poco più che quarantenni. Le bottiglie prodotte ogni anno si aggirano attorno ai due milioni e mezzo, la maggior parte di esse consumate dal mercato locale, italiano e tedesco mentre Stati Uniti e Giappone rappresentano le nuove frontiere.

I vini della valle Isarco sono soprattutto bianchi: affilati, fini, eleganti con sentori delicati al naso ed una struttura di bocca versatile e dal tratto inconfondibilmente sapido e saporito. Vini, ognuno secondo la propria varietà, capaci di regalare tensione, slancio e versatilità siano essi interpretati in maniera tradizionale che modernista. Capaci di sposarsi con tantissimi piatti della cucina locale: canederli, zuppa d’orzo, carne affumicata con crauti e salsicce, regalano grandi emozioni con una certa cucina d’autore dal carattere internazionale.

Qualora ci si trovi a passare da queste parti è vivamente consigliata una visita al parco naturale Puez-Odle. Una passeggiata spettacolare capace di portare i più audaci escursionisti a quasi 2000 metri di altezza al cospetto delle vette più alte, tra cui la Sass Rigas capace di sfiorare i 3000 metri. Qui, aprire una bottiglia della valle, assaggiare dello speck e poi sorseggiare il vino ad occhi chiusi per poi riaprirli ed esclamare di fronte ad un panorama mozzafiato: eisacktal wein!
© RIPRODUZIONE RISERVATA