Rafah, ripartono i raid aerei: nuova strage di bambini, morti dieci palestinesi

I capi di Hamas abbandonano il Qatar: possibile il trasferimento in Oman. E Haniyeh incontra Erdogan

A Palestinian woman and children check the rubble of a building hit by overnight Israeli bombing in Rafah in the southern Gaza Strip on April 20, 2024, amid the ongoing conflict between Israel and the Hamas movement. (Photo by AFP)
di Mauro Evangelisti
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Sabato 20 Aprile 2024, 23:52

«Un ufficiale israeliano ci ha telefonato e ci ha detto di evacuare perché entro 15 minuti avrebbero bombardato. Siamo scappati dalla nostra casa e un’ora dopo sono arrivate le bombe. Tutto è distrutto» racconta un palestinese, Wissam al-Arja, intervistato da Al Jazeera. Rafah, estremo lembo meridionale della Striscia di Gaza. Qui normalmente abitano 250mila persone. Ora sono ammassati, cercando l’ultimo spicchio sicuro della Striscia, quasi un milione e mezzo di palestinesi, in un territorio esteso come una piccola provincia italiana. A Rafah, nonostante le pressioni internazionali, l’esercito israeliano sta preparando l’offensiva di terra, che avrebbe conseguenze drammatiche. L’obiettivo è stanare Hamas e trovare gli ostaggi ancora in vita. L’Idf (forze armate israeliane) è certo che nel territorio di Rafah si siano nascoste quattro brigate dell’organizzazione palestinese.

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DOLORE

L’altra notte c’è stato un raid aereo in cui sono morti dieci civili nei quartieri di Tal as-Sultan e al-Salam a Rafah.

Sei sono bambini, tre donne. Raccontano i medici dell’ospedale: i cadaveri dei bimbi erano devastati, pieni di sangue, con gravissime ustioni ovunque. Anche ieri pomeriggio i droni israeliani sorvolavano l’area di Rafah, segno che i preparativi per l’offensiva di terra proseguono. Gli Usa hanno chiesto di garantire possibilità di fuga ai civili, ma non sarà semplice, visto il numero di rifugiati presenti nella zona e tenendo sempre conto che più a Sud, verso l’Egitto, non possono andare. Il presidente Joe Biden, in una delle più recenti telefonate a Netanyahu, ha chiesto di non cominciare l’offensiva a Rafah fino a quando non ci sarà un credibile piano di tutela dei civili palestinesi. La situazione è drammatica anche a Nord: nel campo profughi di Nur Shams, in Cisgiordania, c’è stata «una operazione di antiterrorismo» dell’esercito. Secondo l’Idf sono stati uccisi «10 uomini armati». Trenta gli arresti. Ancora: scontri tra palestinesi e coloni ad As-Sawiya, a Sud di Nablus, sempre in Cisgiordania. Un autista di un'ambulanza, di 50 anni, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre evacuava i feriti. Secondo una ricostruzione da confermare i coloni ebrei hanno lanciato pietre contro le auto dei palestinesi e l’esercito israeliano è intervenuto.

TRATTATIVE

Mentre a Gaza si continua a morire, mentre la tragedia dei 130 ostaggi israeliani dal 7 ottobre prigionieri degli aguzzini di Hamas prosegue, la trattativa per una possibile tregua sembra arenata. La leadership politica di Hamas, secondo il Wall Street Journal, sta pianificando di trasferire il quartiere generale da Doha (Qatar). Sono in corso colloqui con due paesi arabi dove spostare la sede e uno di questi sarebbe l’Oman. Il Qatar sta riconsiderando il suo ruolo nei negoziati. Scrive il Jerusalem Post: «Se la leadership di Hamas lascia il Qatar, c'è il timore che la crisi nelle relazioni provocherà il crollo dei contatti per la liberazione degli ostaggi israeliani dalla prigionia di Hamas, in cui il Qatar funge da mediatore centrale». Doha sta ricevendo pressioni perché convinca Hamas a concludere un accordo, di fronte al rifiuto dei leader dell’organizzazione potrebbe decidere la loro espulsione e, per questo, è possibile lo spostamento in altri paesi. La tela diplomatica di Hamas ieri è arrivata a Istanbul: il capo dell’ufficio politico, Ismail Haniyeh, ha incontrato il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan. Hanno discusso della necessità di «misure destinate ad assicurare una fornitura adeguata ed ininterrotta di aiuti a Gaza e di una pace equa e duratura nella regione». Erdogan ha detto che la Turchia continuerà a compiere tutti gli sforzi possibili per uno Stato indipendente palestinese, che è la «chiave per la pace permanente». C’è un passaggio importante nel discorso del leader turco: «È fondamentale che i palestinesi agiscano uniti». Proprio ieri il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen ha spiegato: riconsidereremo le relazioni bilaterali con gli Usa dopo che hanno posto il veto alla richiesta di adesione a pieno titolo alle Nazioni Unite. Il piano Usa punta a creare uno stato palestinese e a coinvolgere l’Anp nella gestione della Striscia di Gaza. Queste frasi di Abu Mazen vanno in una direzione differente.

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