Carlo Calenda scioglie le riserve e, senza dare «indicazioni di voto urbi et orbi», sceglie di votare per Roberto Gualtieri, purché l'ex ministro dell'Economia mantenga l'impegno di non fare entrare in giunta esponenti del M5S. E intanto Virginia Raggi accetta l'invito a «prendere un caffè» con Enrico Michetti domani (lunedì vedrà il deputato dem) mentre chiama entrambi i duellanti in Campidoglio per fare il punto sui tanti dossier aperti, tra cui la candidatura di Roma per l'Expo 2030. A dieci giorni dal ballottaggio per scegliere il nuovo sindaco della Capitale, i due protagonisti entrano nella fase più calda della campagna elettorale, mentre ancora si fanno i conti sulle possibili composizioni della prossima assemblea capitolina. «Io non farò né alleanze né apparentamenti, ma faremo un'opposizione costruttiva - sottolinea il leader di Azione - Penso sia giusto andare a votare al ballottaggio e come tale sicuramente non voterò Michetti ma voterò Gualtieri, perché mi corrisponde di più». Il candidato del centrodestra «è stato votato da tantissime persone - dice Calenda - Il suo problema non è che sia neofascista, penso sia democristiano, totalmente incapace».
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LA STRATEGIA
Ieri Gualtieri ha sentito Giuseppe Conte, per ottenere l'«appoggio personale» del leader M5S.
I DUBBI
Roberta Lombardi, assessora pentastellata alla Regione, commenta piccata il dialogo con il leader di Azione: l'ingresso in giunta dei Stelle, dice Lombardi, non è stato «mai chiesto né ipotizzato, rimane agli atti però che una certa sinistra radical chic continui a guardare con condiscendenza e senso di superiorità il M5S». E Giuseppe Conte attacca Calenda: «Dettare condizioni agli altri mi sembra quanto meno arrogante». L'ex premier ribadisce il no agli apparentamenti, ma rimarca al contempo la linea del Movimento: «All'orizzonte non c'è nessuna possibilità di collaborare con un'eventuale giunta di centrodestra».
LE MOSSE
In un contesto come quello romano, in cui l'asse giallorosso deve ancora dimostrare la sua tenuta, proprio il bacino elettorale dell'ex titolare del Mise potrebbe fare la differenza. E lo sa bene anche il centrodestra, con Michetti che - in attesa di verificare il possibile dialogo con l'attuale inquilina di Palazzo Senatorio - si fa avanti: «Io e Calenda abbiamo entrambi un programma del fare» e noi «rappresentiamo la novità». Nessun commento diretto sulle esternazioni dell'ex ministro: «Io non ho partorito un solo insulto o provocazione - si limita a sottolineare l'avvocato - Se il clima deve essere di quelli che si ammazzano durante la campagna elettorale e poi vanno a braccetto non è credibile, perché questo significa che sono disposti a tradire il cittadino». Michetti sta cercando di coinvolgere sempre più nella partita del Campidoglio i leader nazionali, i ministri e parlamentari del centrodestra, che hanno già pronta alle Camere una mozione - primi firmatari Giorgia Meloni a Montecitorio e Maurizio Gasparri e Matteo Salvini al Senato - per dare più soldi e più poteri alla Capitale già nella prossima Finanziaria. Intanto dal fine settimana scatta la mobilitazione per Michetti nelle periferie, con i candidati più votati e i gli esponenti della coalizione impegnati nei ballottaggi per le presidenze dei Municipi. Si stanno sondando associazioni di categoria ed eccellenze romane nel campo dell'impresa e della cultura da utilizzare come testimonial. In campo anche i sindaci di altre città, e si spera nella partecipazione del ministro leghista Giancarlo Giorgetti.