Il 3 maggio al Teatro San Raffaele, la prima nazionale di: "La storia di un uomo chiamato: Francesco"

Scritto e diretto da Pino Cormani. Con Andrea Lintozzi, Arianna Cicci, Riccardo D’Alessandro, Pierangelo Menci, Riccardo Alemanni, Patrizia Nicolini, Pino Cormani, Alessandro Pace, Alessandro Gissi, Emiliano Paletti e Laura De Simone.

Il 3 maggio al Teatro San Raffaele, la prima nazionale di: "La storia di un uomo chiamato: Francesco"
di Carmela De Rose
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 20:31

Lo spettacolo teatrale “La storia di un uomo chiamato: FRANCESCO” debutterà per la prima volta a Roma il 3 maggio al Teatro San Raffaele alle ore 21:00. La regia e la sceneggiatura di Pino Cormani, rievocherà la vita di San Francesco d'Assisi in una chiave moderna, ambientata ai giorni nostri, mostrando la sua capacità di rinuncia per abbracciare valori più profondi e significativi.

In un mondo dominato da egoismo, violenza e ricerca smodata del successo, la storia di Francesco ci ricorda che le cose semplici sono le più belle. Attraverso la sua gioia e il suo difficile cammino verso l'elevarsi spiritualmente, ci invita a riflettere sulla possibilità di adottare uno stile di vita più semplice e autentico.

Lo spettacolo solleva domande importanti: è possibile vivere oggi seguendo l'esempio di San Francesco, rinunciando a beni materiali in nome dello spirito e dell'amore per il prossimo? Come reagirebbero i giovani di fronte alla testimonianza di Francesco ai giorni nostri?

Sul palco, un cast di attori talentuosi porterà in scena questa storia, guidata da Pino Cormani. Come ha sottolineato lo stesso regista: "lo scopo dello spettacolo è quello di comunicare ai giovani e al pubblico in generale che è possibile aspirare alla santità attraverso la liberazione dall'egoismo e la pratica dell'amore autentico e della vera libertà." 

Il cast sarà formato da: Andrea Lintozzi, Arianna Cicci, Riccardo D’Alessandro, Pierangelo Menci, Riccardo Alemanni, Patrizia Nicolini, Pino Cormani, Alessandro Pace, Alessandro Gissi, Emiliano Paletti e Laura De Simone. Lo spettacolo cercherà di ispirare il pubblico con la straordinaria storia di uno degli uomini più venerati della storia.

NOTE DI REGIA: Un’avventura, l’avventura di un Santo e l’avventura di un uomo.

A parlare è il regista Pino Cormani: "Lui è il santo della gioia... sullo sfondo non del 1200 (l’epoca di Francesco) ma nella nostra epoca, si muove un Francesco ribelle, insofferente delle istituzioni come del potere. Ma soprattutto, Francesco che vive e canta la profondità della vita, la semplicità e la povertà, fonti della perfetta letizia, fonti di libertà! Gli attori, dunque, sono vestiti in abiti moderni, Francesco nella sua giovinezza è stordito dalle bevute con gli amici (come faceva nel 1200) e ora con discoteche super affollate e con tutto quello che può stordire e distrarre i giovani di oggi. La storia di Francesco e la sua ribellione può essere benissimo inserita nel 2024 a patto che si abbia tanto coraggio a ribellarsi e, come ha fatto Francesco, ci si affidi a Dio.

Sul palcoscenico undici attori professionisti. Uno spettacolo, una storia, che vuole comunicare ai giovani (ma in generale a tutti) che si può pensare di diventare “Santi” se per santità intendiamo la possibilità di uscire dal nostro egoismo, spezzando le catene dell’odio e intravedere la possibilità di vivere una vera libertà e autentico amore. Sognare di trovarci nelle strade del mondo per portare un messaggio di luce e di speranza, protagonisti di una vita dove l’affanno dell’aver sempre di più non ci preoccupa, vuol dire che Francesco è entrato nella nostra vita. Uno spettacolo che si basa su fatti storici, proponendo una messa in scena storicamente fedele. Costumi e luci curate completano la messa in scena."

LA SCENOGRAFIA? Una scatola nera, solo elementi entrano ed escono.

Elementi che non riempiono la scena, essa rimane libera per essere riempita dagli attori, dalle comparse, dalle parole che spesso sono pura poesia e dalle note delle musiche che si uniscono e si fondono con la parola e con l’espressione del corpo degli interpreti.

Solo una scenografia che definisco “tradizionale” fa da sfondo in alcune scene dello spettacolo: rappresenta i ruderi della splendida chiesetta di San Damiano, ad Assisi, la chiesetta che Francesco decise di ricostruire con i suoi amici frati e che per anni è stato il loro amato rifugio.

I costumi sono moderni, della nostra epoca; i giovani con pantaloni, giubbotti griffati e occhiali alla moda. I genitori di Francesco sono eleganti nel loro indossare abiti classici e chic. Tutto contrasta, come accade ancora oggi, con i poveri e straccioni che si incrociano sulla scena, fino a quando Francesco cambia e comunica e convince tanti giovani. Tutto cambia; si spogliano ed indossano semplici sai di iuta, legati in vita con corde di canapa, piedi scalzi, il nulla, il tutto.

I prelati e il papa sono vestiti riccamente con gioielli, stole ricamate e copricapi ornamentali, ma dopo l’incontro con Francesco si capirà che anche quei costumi, almeno in parte, saranno superflui.

Il linguaggio è moderno, rapido, graffiante, immediato. All’inizio è quello tipico dei giovani con le tasche piene di soldi e la mente vuota, ma poi tutto cambia e la poesia diventa la realtà, Francesco si nutre e fa nutrire gli altri di poesia.

I ritmi della recitazione sono sempre sostenuti e poi ci sono lunghe pause dove non si parla, ma parla l’azione dei personaggi e la musica che l’accompagna. La regia creerà una vera partitura per musica ed espressione del corpo, che non sarà danza o teatro/danza o coreografie, ma sarà vera espressione dei corpi che daranno vita alle loro emozioni anche stando fermi, immobili, ma con gli occhi che parlano e leggono l’anima.

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