La liberazione dei 230 ostaggi israeliani nelle mani dei terroristi di Hamas, la paura che il conflitto israelo-palestinese prenda una piega fatale, il bisogno di ritrovare velocemente una cornice multilaterale con regole valide per tutti. C'e' tutto questo nell'ulteriore mossa diplomatica del Vaticano che dietro le quinte sta tentando di sollecitare un percorso capace di far tacere le armi.
Questa mattina si è svolta una conversazione telefonica tra il ministro degli esteri del Papa, Paul Gallagher e il suo omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian.
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Il Vaticano ha informato brevemente che nella conversazione Gallagher ha espresso «la seria preoccupazione della Santa Sede per quanto sta accadendo in Israele e in Palestina, ribadendo l’assoluta necessità di evitare di allargare il conflitto e di addivenire alla soluzione dei due Stati per una pace stabile e duratura nel Medio Oriente.»
Ieri Papa Francesco aveva chiesto per ben tre volte il cessate il fuoco in Terra Santa. “Fermatevi”. Rivolgendosi poi ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro aveva sollecitato gli aiuti umanitari a entrare a Gaza e tutti gli ostaggi siano liberati. La situazione a Gaza si è intensificata negli ultimi giorni. Oltre 7.200 persone sono state confermate morte dal 7 ottobre, dopo che Hamas ha effettuato un attacco mortale su Israele, che ha risposto con bombardamenti e un'invasione di terra.
Il Pontefice aveva poi citato padre Ibrahim Faltas, il vicario francescano egiziano della Custodia della Terra Santa a Gerusalemme. «L'ho ascoltato e mi ha detto "cessate il fuoco, cessate il fuoco», ha spiegato il Pontefice.
Venerdì scorso il segretario di Stato, Pietro Parolin auspicava che non vi fosse una escalation in Israele. E aggiungeva: «la cosa è molto legata alla liberazione degli ostaggi ma se si riesce a risolvere la questione della liberazione degli ostaggi ci sarebbe meno impellenza di intraprendere una azione di terra».