La cantina sociale cesanese del Piglio è in liquidazione, fine di un'era

La decisione dell'assemblea dei soci, si cercano acquirenti. Troppi debiti e conferimenti ridotti

Una veduta di Piglio
di Annalisa Maggi
2 Minuti di Lettura
Domenica 2 Luglio 2023, 09:22

La Cantina sociale cesanese del Piglio è in liquidazione volontaria e nel paese del Cesanese si chiude un'epoca. Era il 1960 quando un gruppo di viticoltori decise di far nascere la Cantina allo scopo di produrre vini di elevata qualità utilizzando i vitigni autoctoni della zona del Piglio. Fin dalla sua istituzione, la cooperativa ha sempre evidenziato il forte legame con il territorio, promuovendo il Cesanese e contribuendo alla dichiarazione di vino Doc nel 1973 e di Docg nel 2008, prima etichetta nel Lazio. Da diversi anni i conferimenti di uve sono andati riducendosi notevolmente e la situazione finanziaria della cooperativa fa acqua da tutte le parti, se non dovesse produrre e commercializzare il vino. Nei giorni scorsi si è tenuta l'assemblea dei soci (attualmente sono 29) con un unico punto all'ordine del giorno: liquidazione volontaria. Il direttore, Stefano Matturro, non ha voluto rilasciare dichiarazioni su quanto sta avvenendo in quanto «non titolato dal Cda» ci ha detto. Abbiamo chiesto spiegazioni, quindi, al presidente, il parlamentare di Fratelli d'Italia Luca Sbardella.

La Cantina versa in condizioni disastrose. Stiamo trattando con privati interessati a investire e a salvarla». Sul sito della cooperativa è riportato che «ancora oggi un'importante quantità di vino Docg è prodotta in questi impianti, intorno alle 250mila bottiglie l'anno. Utilizzando uva in parte conferita dai soci e in parte acquistata sul mercato, la Cantina Sociale offre importanti servizi di outsourcing alle aziende locali per produrre le proprie etichette». Stando a quanto riferisce il presidente, però, questa storica realtà produttiva pigliese «oggi si regge sugli acquisti, si è persa la mentalità che ne è stata l'ossatura fin dalla costituzione. Sono nate tante cantine private che coltivano le uve e autoproducono il vino. Si pensi che i soci conferiscono appena il 10% delle uve che servono per tenere in piedi l'attività». Cosa aspettarsi ora? «Su mandato dell'assemblea dichiara Luca Sbardella il Cda sta ricercando potenziali investitori disposti a collaborare per salvare la Cantina Sociale Cesanese del Piglio che, oltre ai debiti, conta anche un patrimonio immobiliare e un marchio». Sembra essere proprio arrivato il momento di far tornare a correre con linfa nuova il primo socio fondatore del Consorzio di tutela e simbolo di un intero territorio vocato alla viticoltura.

Annalisa Maggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA