Il 29 aprile ore 18:00 durante la "Festa del Gusto" una serata dedicata alla musica "Artisti in Gusto", al laghetto dell'Eur

Le interviste agli artisti: Le Primo, Lua, Winston Labell, Pecci, Charlotte Cardinale, Lua e Le Tigri.

Il 29 aprile ore 18:00 durante la "Festa del Gusto" una serata dedicata alla musica "Artisti in Gusto", al laghetto dell'Eur
di Carmela De Rose
24 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Aprile 2024, 16:03

Dal 24 aprile al 1 maggio, presso viale Oceania nel quartiere Eur di Roma, si terrà la prima edizione della "Festa del Gusto". Questo progetto culinario straordinario (organizzato da Lvl Pro Event in collaborazione con StarCod), mira a celebrare la cucina italiana, promuovendo le birre artigianali e sensibilizzando la comunità sull'importanza di uno stile di vita sostenibile. 

Dove finiscono le parole inizia la musica, oltre alla parte culinaria, la "Festa del Gusto" offrirà anche musica dal vivo con esibizioni di band locali, ci sarà una serata musicale ideata da Carmela De Rose "Artisti in Gusto" (29 aprile ore 18:00 – viale Oceania), che darà la possibilità e visibilità a diversi artisti emergenti italiani di cantare la loro musica inedita. Gli artisti presenti saranno: Le PrimoLuaWinston LabellPecciNicaliCharlotte Cardinale Le Tigri, che ci delizieranno con i loro brani inediti. 

Non mancherà l'area dedicata all'animazione per bambini, con giochi e attività divertenti per coinvolgere i più piccoli pensati e strutturati da Ludovica Vignola e Lorenzo Vignola

Tra i benefici dell'evento, oltre alla riduzione dell'inquinamento plastico, vi è la promozione della cultura gastronomica italiana e l'importanza della sensibilizzazione ambientale nella comunità. La "Festa del Gusto" si propone quindi di essere un'occasione di divertimento e di apprendimento per tutti gli amanti della buona cucina e della sostenibilità ambientale. 

Intervistando Lua.

Come nasce il nome d’arte Lua?

“È l’abbreviazione del mio nome, ma non era così solita. Due anni fa ero ad un master con dei musicisti e cantautori e cantautrici che non conoscevo. Abbiamo suonato, scritto, condiviso la musica, e un sacco di altre cose. Dal primo giorno, quando dovevano rivolgersi a me, utilizzavano ‘Lua’ e da quel momento sono sempre stata Lua.”

Come ti sei avvicinata alla musica e come e quando nasci come artista?

“Mi sono avvicinata alla musica quando ero bambina ascoltando e guardando gli altri. Sapevo che avrebbe fatto parte della mia vita in modo importante. Durante l’adolescenza però ho fatto altre scelte e pensavo che avrei dovuto lasciare andare la musica. Non mi sentivo all’altezza. Direi che c’è stata una pausa, che non è mai andata via per fortuna. Qualche anno fa ho iniziato a formarmi, a frequentare masterclass e corsi privati per studiare, condividere esperienze e scrivere. Ho iniziato a vivere la musica nel modo in cui volevo. Questo progetto ha preso una forma dall’incontro con Matteo Papa, in arte Bilico, con cui ho iniziato a produrre i miei brani. Contemporaneamente al lavoro in studio, ho iniziato a suonare nei vari locali di Roma.”

Una carrellata degli inediti che hai pubblicato e come si chiamano?

“Fiori (settembre 2023) e Sottovoce (novembre 2023).”

Quali saranno i 3 inediti che canterai alla festa del 29 aprile? 

“Gli inediti che canterò sono: “Perle” e “Liquida”, oltre a “Sottovoce” che è già stato pubblicato lo scorso novembre.

Una frase del testo di ogni canzone che canterai la sera del 29 che descrive la sua essenza?

Sottovoce: tra le tue mani io per un po’ ci morirei.Perle: Quanto è dolce questo mare. Liquida: non mi sento più la faccia.

Descrivici le esibizioni che porti nel cuore?

“Il live che porto nel cuore è il primo che ho fatto a Roma con i miei inediti. La verità è che li porto tutti nel cuore, e c’è ancora molto spazio.”

Cos’è per te il successo?

“Essere riconosciuta come artista, da chi mi ascolta e mi sceglie.”

Cosa ti aspetti dal tuo futuro artistico?

“Mi aspetto di raggiungere gli obiettivi della me bambina che mi ha incoraggiata: non avere troppe paure, divertirmi, continuare a fare della musica la mia forma più vera.”

Intervistando a Charlotte Cardinale. 

Come ti sei avvicinata alla musica e come e quando nasci come artista?

“Da piccola a casa e in macchina si ascoltava tantissima musica, dal jazz al rock e all’ R&B, da li la musica mi ha rapito e ho capito che dovevo assolutamente fare la mia. Nasco come artista definitivamente a 18 anni, quando ho scritto il mio primo ep in inglese “Florescentia.”

Una carrellata degli inediti che hai pubblicato e come si chiamano?

“Gli inediti che ho pubblicato ultimamente sono Parla Piano, Veleno, Crew, Manifesto, Fuego.”

Quali saranno i 3 inediti che canterai alla festa del 29 aprile? 

“I tre inediti che canterò sono quelli per me più importanti Come su una wave, Parla Piano e Veleno.”

Una frase del testo di ogni canzone che canterai la sera del 29 che descrive la sua essenza?

“Se fossi un faro nella notte, non so se mi seguirei” , “questo tempo che portiamo sulle spalle pesa come un po’ di vento” , “non basta l’oro per riparare un petto rotto da mille lame”.

Descrivici le esibizioni che porti nel cuore?

 ⁠”Mi sono esibita tre volte all’Auditorium Parco Della Musica portando i miei inediti insieme alla mia band, sono stati dei momenti mistici e indimenticabili.”

Cos’è per te il successo?

“Il successo è svegliarmi la mattina e invece di sedermi davanti il computer sedermi al pianoforte e scrivere la mia musica.”

Cosa ti aspetti dal tuo futuro artistico?

“Mi aspetto di mostrare altre sfaccettature della mia musica, tante collaborazioni con artisti che stimo, concerti dal vivo e viaggi per la musica.”

Intervistando Le Primo. 

Come nasce il nome d’arte Le Primo?

“Il nome LEPRIMO lo abbiamo scelto su input dei nostri amici. Per tutta la vita, quando ci vedevano arrivare esordivano tutti allo stesso modo, e cioè con “Sono arrivate Le Primo!” E ci siamo dette, perché no!”

Come vi siete avvicinate alla musica e come e quando nasci come artista?

“Non ricordiamo il momento esatto, in tutto quello che fa parte dei nostri ricordi di quando eravamo bambine, non c’è stato un momento in cui la musica mancasse. Abbiamo iniziato molto presto, un po’ per gioco. Il nostro progetto insieme come duo è nato però 3 anni fa.”

Una carrellata degli inediti che avete pubblicato e come si chiamano?

“⁠L’ultimo brano uscito è stato “Mille Giri”, gli altri disponibili sulle piattaforme al momento sono “Fuori di Me”, “Berlino” e “Immunodepressi”.

Quali saranno i 3 inediti che canterai alla festa del 29 aprile? 

⁠”Alla festa del 29 aprile canteremo un brano ancora inedito che si chiama “Tramonto”, e poi non possono mancare all’appello Berlino e Fuori di Me!”

Una frase del testo di ogni canzone che canterai la sera del 29 che descrive la sua essenza?

“In "Fuori di me” c’è la nostra frase per eccellenza c“Il documentario sulla mia vita, l’ha scritto un regista coreano” che ricorda un po’ lo stile con il quale si presentano sempre le situazioni della vita, un po’ sopra le righe, un po’ tragicomiche; di “Berlino” è “In fondo, non chiedo tanto, NO PERDITEMPO” qui non serve spiegazione; di “Tramonto” è “i miei vestiti sparsi sul letto, no non mi pento di niente, ogni difetto, me lo tengo stretto” (questa è proprio autobiografica).”

Quali sono le esibizioni che portate nel cuore?

“Ci sono due esibizioni che io e mia sorella ci teniamo nel cuore, la prima è stata un’apertura di concerto all’Eur Social Park la scorsa estate, un secondo palco che abbiamo amato e’ stato al Fabrique Du Cinema, atmosfera e sound indimenticabili.”

Cos’è per voi il successo?

“Il successo per noi è essere in pace e in intimità con la nostra arte. Non sono i numeri o la fama l’aspetto importante di questo percorso, spesso gli artisti tendono a dimenticano.”

Intervistando Le Tigri. 

Come nasce il nome d’arte Le Tigri?

“Quando ancora eravamo in cerca di un nome, precisamente una notte, Fabio (il bassista) stava ascoltando 'don medellin' di salmo, che a un certo punto dice "mi sveglierò in salotto con le Tigri Da Soggiorno. E da li, lo ha proposto a tutta la band. Inizialmente è stato bocciato ma poi lo abbiamo trovato adatto a noi.”

Come vi siete avvicinati alla musica e come e quando nascete come artisti? 

“Il gruppo nasce nel 2019. Ci siamo conosciuti tramite i social. Leo scrisse a Guglielmo su instagram "Ao te va de fa un gruppo ciotto?" E Guglielmo scrisse "Eddaje". Abbiamo tutti storie diverse, tra noi c'è chi ha cominciato grazie a un familiare o chi è dovuto andare fino in australia per scoprire questa passione, ma quello che ci lega è una chimica particolare che ci fa sorridere mentre suoniamo.”

Una carrellata degli inediti che avete pubblicato e come si chiamano?

I nomi sono "DISCORSETTO" ,"SE MUORE L'AMORE" ,"MAESTRO", "Prima di andare via" di neffa (cover stravolta da noi)

Quali saranno i 3 inediti che canterai alla festa del 29 aprile? 

Vi porteremo tre nuove canzoni, "CI PENSO", "SCOPO" e "MAESTRO"

Una frase del testo di ogni canzone che canterete la sera del 29 che descrive la sua essenza?

"CI PENSO": il titolo è l'essenza stessa della canzone. Tutti quanti ogni tanto non riusciamo a dormire perché il cervello viaggia. E questa canzone parla di quando pensiamo a ingiustizie e caos contemporaneamente. SCOPO: parla di quelle situazioni in cui vorresti che la tua persona si liberasse per vedervi. Ma non si capisce come quando e dove vi vedrete. La frase più adatta a descriverla è "ma quindi posso uscire o no?". MAESTRO: "non ho intenzione di dire di no a ciò che sono" e questa si spiega da sola.”

Le esibizioni che portate nel cuore?

“Sicuramente la prima in assoluto, nella piazza di porta portese, Il giorno del compleanno di Guglielmo il 21/06 del 2019. E l'esibizione a parco Schuster del 2022. Ma vorrei dirle tutte anche se non le ricordo. tutte quante hanno un posto speciale nei nostri cuori.”

Cos’è per voi il successo? 

“Per noi il successo Svegliarci la mattina ed essere fieri e contenti di quello che stiamo facendo.”

Cosa vi aspettate dal vostro futuro artistico?

“Ci piace essere umili, ma siamo molto ambiziosi. Vogliamo arrivare più in alto possibile. Sentirete parlare di noi.”

Intervistando Pecci.

Come nasce il nome d’arte Pecci?

“Beh io di cognome faccio Ceppi. Dal contrario fonetico del cognome è nato Pecci e con il passare degli anni è rimasto questo.”

Come ti sei avvicinato alla musica e come e quando nasci come artista?

"Allora a 14 anni avevo una band punk rock. Facevamo cover, qualche inedito nella provincia di Como, facevamo tanti live. Quando questa band si è sciolta ho continuato da solo e il primo pezzo che ho scritto da solista e poi andato al Festival di Castrocaro con cui sono arrivato in semifinale e questo mi ha fatto credere molto in me, come anche da solista, cosa che magari avevo paura inizialmente. A Castrocaro, poi ho conosciuto Matteo Bertucci con cui ho scritto degli altri pezzi. E ora sto andando avanti con un altro ragazzo che si chiama Pietro, un bravissimo produttore musicale."

Una carrellata degli inediti che hai pubblicato e come si chiamano?

"Del Progetto Pecci, il primo è stato ‘Ombelico di Venere’, che era un EP con quattro pezzi. Poi sono uscito con ‘Narcolettico’. Poi sempre con Timon, da un pezzo che avevo scritto piano e voce, ho pubblicato ‘Armageddon’.  Ma prima avevo composto ‘Un incubo’ con Delicottero. Sono tutti produttori diretti e mi piace collaborare con il tutto per potermi anche divertire e sbizzarrire sullo stile. Ora uscirò con 6 inediti nuovi prodotti tutti da Pietro Fitcher."

Per quanto riguarda diciamo, la tua struttura di scrittura se dovessi descriverti come autore?

"Bellissima domanda. Mi piace l'idea di essere una specie di Dottor Frankenstein nella situazione di mischiare cose diverse tra loro per vedere cosa esce. Eh, magari nell'ultimo periodo mi sono lasciato ispirare tanto. Mi sento un misto tra Califano e Concato."

Quali saranno i 3 inediti che canterai alla festa del 29 aprile? 

“Saranno allora sicuramente ‘Hai fame’, che è uno dei miei preferiti tra tutti quelli che ho fatto. Eh, probabilmente ‘Incubo’. Ehm, questo è uno di quelli nuovi inediti da spoilerare.”

Una frase del testo di una canzone che canterai la sera del 29 che descrive la sua essenza?

“Tu mi confondi, mi guardi come se hai fame, hai fame.”

Quali sono le tue esibizioni che ti sono rimaste nel cuore?

“Ci sono tante esibizioni che mi sono rimaste nel cuore. Sicuramente non potrò mai dimenticare la semifinale del Festival di Castrocaro perché ho fatto una figuraccia. Avevo portato come cover Pino Daniele, sono andato un pò nel panico e ho sbagliato l’attacco del testo. Poi ho fatto finta di niente, ho proseguito, mi sono riagganciato, però insomma, sono sicuro che se ne siano accorti tutti e tutte.” 

Per quanto riguarda invece il tuo futuro, cosa ti aspetti dal tuo futuro artistico? 

“Domandona Eh. Diciamo che punto al massimo, cioè ambisco alle stelle. Per politica scaramantica, personale, non mi aspetto niente. Allora lo dico ridendo perché mi fa paura. Certo, ambisco al massimo, ma non mi aspetto niente. Comunque continuerò a scrivere musica e a lavorare anche con i miei amici per tirar fuori qualcosa senza perdere l’obiettivo di emozionarmi e emozionare. 

Intervistando Nicali.

Come nasce il tuo nome d’arte Nicali?

“Il mio nome d’arte è una crasi tra il mio nome e il mio cognome. Nicola Liotta. Poi sono stato io stesso a costruirci un significato, ho deciso di tenere la radice del mio nome, la radice ‘nike’ in greco significa vittoria, e poi ho inserito la parola ‘ali’. Che rappresentano una metafora che comunque anche dopo una brutta caduta, si ci può sempre rialzare e volare.”

Come nasci come artista?

“Premetto che ho sempre amato molto cantare perché é da quando ero piccolo, che mia madre essendo pianista, mi ha un po’ introdotto nel mondo della musica. Dopo aver studiato la tecnica del canto, pianoforte eccetera, mi sono poi trasferito a Londra e all'età di 22 anni, dove sono stato per quattro anni e li ho lavorato proprio nell'ambito della musica dal vivo. Facevo 16 concerti al mese presso alcuni dei pub e dei club più importanti di Londra, quindi Ronnie Scott, il Jet Cafè. Ho lavorato anche per Netflix, per Tommy Hilfiger. Ho fatto diversi lavori proprio come performer e in quell'ambito ho iniziato anche a collaborare con delle etichette discografiche come scrittore di musica dance. Quindi io sono partito dalla musica dance e ho collaborato con dj di fama internazionale. Tutto questo è chiaramente visibile anche nella mia pagina Spotify.”

Come è stato collaborare insieme a questi grandi artisti?

“Dunque, la risposta sincera è che è stato chiaramente molto elettrizzante, ma allo stesso tempo anche un pò limitante perché comunque l'ambito della dance impone delle regole ben precise proprio a livello di scrittura e di conseguenza queste collaborazioni mi hanno elettrizzato molto perché mi hanno dato una grande visibilità e quindi le canzoni che poi sono uscite in collaborazione con questi grandi dj hanno avuto un ottimo riscontro. Milioni e milioni di visualizzazioni.”

Cosa hai fatto quando sei ritornato in Italia?

“Il primo lavoro che ho pubblicato qui in Italia, sarebbe un EP che si chiama ‘Disco museo’, trae sicuramente un po’ ispirazione dal mondo dance.

Quindi, ricollegandomi anche a tutte le cose che ho fatto in passato negli anni londinesi, ma sicuramente anche uno sguardo al futuro.”

Una carrellata degli inediti che hai pubblicato e come si chiamano?

“Il mio percorso discografico nasce con queste collaborazioni in inglese nello specifico sono quattro. Il primo inedito è stato ‘Bonjour Madame’ in francese perché in quel momento ero anche un po’ molto affascinato dalla Francia, pur vivendo a Londra. In realtà, quindi avevo inserito all'interno del testo degli elementi un po’ francesi. Poi ‘Déjà-vu’ è il mio secondo in collaborazione sempre con gli stessi dj. Il mio percorso invece in italiano inizia con ‘Disco museo’, che sarebbe il mio primo EP.  É il singolo di lancio di disco museo. È stato un ‘fottesega’, che è un po’ un titolo provocatorio diciamo, e per poi seguire con ‘Cigno nero’. Poi ‘Shinigami’ che sarebbe un titolo giapponese perché lo Shinigami è una figura mitologica della cultura giapponese.” 

Ci racconti le esibizioni che ti sono rimaste nel cuore? 

“Gran parte di queste esibizioni, diciamo, sono relative al periodo in cui vivevo a Londra. Appunto la prima volta che ho cantato in questo club  è stata proprio la prima esibizione che ho fatto di fronte ad un pubblico di circa 500 persone, quindi è stato molto particolare per me, perché chiaramente da italiano, arrivare a cantare in un palco del genere è stato difficile perché i primi mesi io non conoscevo assolutamente. Poi, direi anche i live al Ronnie Scott, in cui ho presentato alcuni miei brani originali, il Ronnie Scott sarebbe il club più importante a Londra, praticamente nell'ambito proprio della musica live. Ci si esibiscono i musicisti più grandi. Io lì ho suonato a fianco del tastierista di Stevie Wonder. E poi l'ultimo concerto che ho fatto a Londra è quello che porterò dentro al mio cuore per sempre, perché è stato proprio l'ultimo e sono stato ospite della sfilata di moda di Tommy Hilfiger.”

Quali saranno i 3 inediti che canterai alla festa del 29 aprile? 

"Sicuramente porterò ‘Shinigami’, Fottesega che è il più funky il più divertente."

Per quanto riguarda invece il tuo futuro, cosa ti aspetti dal tuo futuro artistico? 

"Allora nel futuro, vorrei sicuramente esplorare molto di più a livello proprio di scrittura, fare un passaggio di livello. Cioè io sono contento e fiero delle cose che ho pubblicato fino adesso, però le vedo come un primissimo step, come un primissimo gradino. Cioè non credo che diano valore al 100% alla persona che sono in questo momento. Quindi io mi auguro di migliorare sempre, di non fermarmi mai, proprio come evoluzione artistica, performativa e scrittoria.  Spero che prima o poi la mia musica arrivi non solo alle poche nicchie, ma anche al grande pubblico, perché comunque è un po’ il mio sogno, non tanto quello del riconoscimento esterno, ma il fatto di lasciare qualcosa in questo passaggio della vita terrestre, diciamo così. Quindi questo è sicuramente l'augurio che faccio a me stesso."

Intervistando Winston Labell.

Iniziamo dalla tua nascita come artista, ci piacerebbe conoscere i tuoi primissimi approcci alla musica e la strada che hai deciso di percorrere dopo magari una serie di vicoli ciechi?

“Sono nato in una famiglia in cui già si respirava la musica, perché i miei genitori c’erano legati. Mio padre suonava in un gruppo, mentre mia madre aveva fatto tre anni di conservatorio e suo fratello mio zio, è stato un musicista negli anni 80. Sin da bambino ho mostrato interesse verso gli strumenti e fortunatamente i miei genitori in questo mi hanno sempre incitato. Avevo un pianoforte in casa e ricordo che ero piccolissimo quando ho iniziato a premere i primi tasti. Pian piano i miei genitori mi hanno insegnato qualcosina, fin quando all’età di 7 anni, mi hanno iscritto ad un corso di chitarra. Nonostante il mio primissimo approccio era stato il pianoforte. Questo corso non mi piacque, perché l’insegnante era molto tecnico e con la visione che posso dire oggi da adulto, era poco empatico. Secondo me, ad un bambino bisogna far conoscere tutte le sfaccettature di quel determinato strumento prima di insegnare la tecnica. Devi farmi un po’ sognare così in modo che la lezione non diventi noiosa. Nel contempo continuavo a studiare il piano. Un giorno quell’insegnante, quando avevo deciso di non seguire più il suo corso, chiamò mio padre dicendogli che io non ero portato per suonare la chitarra. Errore, perché io amo suonare la chitarra. Ho iniziato a comporre le mie prime melodie quando avevo 11 anni, in quanto era il mio periodo adolescenziale, mi sono lasciato ispirare dai primi amori, le prime cotte. Io ho iniziato a comporre per le ragazze con le quali ho avuto un piccolo legame. Questo per me era come una sorta di magia perché nessuno ti insegna come comporre un po’ meglio rispetto a come facevi prima. Certo puoi apprendere qualcuno che ti insegna la tecnica musicale, gli accordi e tutti gli altri aspetti possibili, ma il processo interiore, quello creativo, nessuno penso che può insegnarlo o apprenderlo, è un qualcosa che hai dentro. Qualcosa che è solo tuo ed è unico. L’avvicinamento alla sfera emozionale mi ha avvicinato a questa cosa che evidentemente stava già all’interno di me, ed è riuscita a venir fuori solo successivamente.”

Hai mai ripreso quei testi o quelle melodie che avevi scritto all’epoca?

“Su questo posso dirti due cose; la prima è che due anni fa feci un casting per una etichetta di Trento. All’epoca, gli avevo illustrato tutto il mio progetto in inglese, e quel giorno mi hanno detto che ero un artista interessante ma che in Italia avrei funzionato ben poco, visto che le mie canzoni sono scritte tutte in inglese. In quel periodo io stavo prestando la voce per un progetto italiano, e ricordo che presi proprio tre canzoni che scrissi quando ero ragazzino. Al di là che poi non se ne fece niente, per me è stato emozionante ugualmente. Naturalmente, con gli anni ho cambiato il modo di comporre, prima era come se mi facessi guidare da un Federico che osservava dall’esterno le cose che mi accadevano. La chicca è stata quando la mia scuola è stata invitata nel programma televisivo di Red Ronnie. Con il gruppo abbiamo suonato una cover dei Nirvana ma alla fine quando Red ci ha detto che non potevamo cantare cover per tutta la vita, una mia amica si alzò dal pubblico e gli rispose che io invece scrivevo canzoni. Alla fine Red mi ha fatto suonare un mio inedito. Non vedo l’ora oggi di poter contattare Red Ronnie per fargli ascoltare la mia musica, e dirgli che 20 anni fa ho cantato nel suo programma, e che ancora oggi sono qui che canto. Dopo quell’evento essendo che non erano tempi social, a Parma ci chiamavano nei locali a fare le serate. È stato un bel periodo. Quello per me è stata una bella palestra per reggere i concerti e stare su un palco. Quell’evento è stato anche la scintilla per ricominciare a suonare la chitarra. Anche oggi quando compongo, se la canzone non evolve al piano, passo subito alla chitarra. Penso che, per chi inventa musica se riesce a suonare degli strumenti è sicuramente un valore aggiunto.”

Raccontaci se successivamente hai deciso di intraprendere di nuovo un corso per studiare la musica?

“Ho provato a studiare all’università, ma ho capito dopo un anno che non era la mia strada. Per cui ho deciso di iscrivermi a Milano alla Nam e al Cpm per studiare rispettivamente canto e chitarra. Ho studiato li per 3 anni, per conoscere e approfondire gli aspetti vocali della mia voce ma anche per imparare a suonare bene la chitarra. Ma anche oggi non smetto da autodidatta di studiare, perché penso che la musica e lo strumento siano un continuo imparare. Perché se non si coltiva il talento si inaridisce. Il talento è come un pezzo di terra che ogni giorno bisogna annaffiare.”

Che tipo di musica ascolti per costruire il tuo background musicale, quali sono i cantanti da cui trai ispirazione?

“Il mio primissimo approccio all’ascolto musicale è avvenuto grazie ai miei genitori che ascoltavano Baglioni, Venditti, Battisti, Bennato, Vasco Rossi, Zucchero. Grazie a mio padre, devo dire che ho iniziato anche ad apprezzare il Blues. Alle elementari ricordo che il primo cd che ho comprato è stato “Bad” di Michael Jackson. Mi sono appassionato molto a lui, poi presi Thriller e tutti gli altri. I miei gruppi preferiti di oggi sono Oasis, Doors, Beatles che mi hanno insegnato tantissimo. Quando ti piace una band, la divori, e inizi a chiederti altre curiosità, magari come sono arrivati ad una determinata canzone, suono o melodia. Tra gli italiani mi piace anche Gianluca Grignani, perché penso che all’epoca ha portato in Italia una musica che non c’era. Sono molto affezionato all’album “La fabbrica di plastica”, mi sono piaciuti anche i Negrita. Non ascolto molto musica moderna italiana, posso dire che mi piace la voce di Annalisa ma ora è diventata troppo commerciale.” 

Affondiamoci nel Federico (Winston Labell) di oggi. Parliamo dell’attuale musica che hai scritto e dei tuoi ultimi inediti e anche delle tematiche che affronti. Facci un riepilogo di quelli passati e presentaci anche gli ultimi due singoli. 

“Dopo diversi anni che ho sempre cantato con un gruppo, ho deciso di avviare il mio progetto come solista e con il nome d’arte di Winston Labell, ho sempre scritto e prima ero anche uscito con qualche demo e un Ep. Ora finalmente esco con il mio nuovo progetto che è figlio di un album che avevo composto prima del covid e che non avevo avuto modo di poter lanciare. Ora sto cercando di far uscire una alla volta le mie canzoni, quelle che secondo me sono le più belle. La prima canzone di questo progetto si chiama “Is John Dead?”, ed è una canzone che iniziai a comporre quando avevo 19 anni. Ha una sonorità britpop, stile Oasis che mi ricorda tanto quel periodo ormai lontano da oggi. Ci tenevo ad iniziare il mio nuovo progetto da un po’ lontano, perché la mia idea è di trasportare le persone che mi ascoltano in un viaggio sonoro che attraversa un po’ tutto il mio passato musicale. C’è un continuo ping pong da qualcosa che viene dal passato nel presente. Questo aspetto per me a livello emozionale è molto forte, ci sono ancora oggi dentro mentre continuo a comporre. Questa canzone è una tenue dedica a John Lennon, perché sai è una canzone in cui si parla di sentimenti ma pensando a quei sentimenti lo pensavo perché anche Lennon le ha vissute. Il concetto della canzone è: “Quando qualcuno lascia un’impronta così forte nella società attuale possiamo veramente dire che è morto?”. Perché quando vedo tante cose, io ripenso sempre a lui. Lui era un cantante con un grandissimo talento però si era anche schierato. Ha fatto delle cose che nessuno avrebbe fatto, che magari non sono state neanche capite, ma comunque ha lasciato un segno. E quel segno che ha lasciato è ancora dentro la nostra attuale società. E sono gesti di persone grandi, penso anche a Gandhi, Martin Luther King, ci sono delle persone che hanno lasciato una piega nel mondo. Sono gesti immensi, di persone veramente illuminate. E quindi, mi piaceva l’idea di iniziare il mio progetto da umile collega insieme a John Lennon. Tutto il mio progetto verrà pubblicato su spotify e youtube.”

Una piccola curiosità, cosa desideri per il tuo progetto e cosa ti aspetti dal futuro?

“Ho vissuto dai 19 anni a oggi sempre con la musica in testa, quindi ero e sono fatto per essere un araldo della musica. Perché quando si tratta di registrare canzoni vado in studio e le registro con il massimo impegno ed entusiasmo e con la massima gioia. Devo fare dei concerti? Stare lontano da casa? Per me è tutto fantastico. Tutto ciò che ha riguardato la musica, ho sempre saputo che era la mia via. Questa è la vita che ho scelto perché è la vita che amo, per questo motivo sono sempre stato sicuro che non ci sarebbero stati dei giorni bui. Perché è come quando sei innamorato, la passione per qualcosa ti tiene adeso a tutto questo e non puoi mentire. Quindi ti dico che è stato così fino al covid, poi ammetto che ho avuto un crollo emotivo una specie di blocco che piano piano ho dovuto sbloccare. Ho fatto un percorso che mi ha fatto conoscere il mio essere e oggi ho maggiore consapevolezza. Ho deciso di far partire il mio progetto, perché ho provato tutte le vie canoniche, suonando con gruppi e facendo casting ed essendo che vedevo che i tempi si allungavano terribilmente per motivi vari, mi sono lanciato da solo. Dopo anni di esperienza ho capito come auto-produrre le mie canzoni, infatti ho anche investito tanto adibendo uno studio tutto per me. Le canzoni che sto lanciando, fanno tutte parte di un periodo ben definito della mia vita. Lo scopo di queste canzoni è esprimere e andare oltre me stesso sperando che, come mi emoziono io, possano emozionarsi le persone che le ascolteranno. Io penso che il ruolo di un artista non è il successo ma donare un brivido, una vibrazione a qualcuno, colorare la vita delle persone. Il fatto che poi l’arte sia diventata speculazione, arricchimento queste sono situazioni che sono indipendenti dall’arte. Penso che, chi ha passione non inizia a suonare solo per i soldi, potrebbe anche farlo ma secondo il mio modesto parere non può essere definito artista.”

Cosa pensi dell’intelligenza artificiale, hai timore che possa rovinare la creatività umana?

“Io devo dire che sono stato molto felice di poter ascoltare delle canzoni, cantate con l’intelligenza artificiale ma usando la voce di un altro cantante. Penso che a livello di emozione per chi ama le voci ormai defunte sia una cosa bellissima, poter riascoltare tipo un John Lennon che continua a cantare la sua musica. Come penso che sia super bello, poter un giorno vedere dei nuovi dischi o nuove canzoni che escono. Ho ascoltato anche delle canzoni generate dalla AI, utilizzando un timbro vocale di un cantante che non c’è più. La mia domanda è: quando accadrà che le case discografiche usciranno con il nuovo album di Michael Jackson? Penso che aprire questo tipo di possibilità sarà un nuovo scorcio di intendere la musica. Il punto è che se l’AI può fare qualcosa e diciamo può riportare in vita le voci di personaggi che non ci sono più o anche nuovi artisti che dicono che è meglio produrre la musica con l’AI, penso che su questo ci dovrebbe essere totale libertà.”

Scusami questa per te sarebbe arte? Perché andare a violentare le voci del passato? Io penso che questo clonerà l’arte, infatti ho inventato un nuovo neologismo che riporterò nel mio libro che sarà pubblicato da Rubbettino. Penso che l’intelligenza artificiale dovrebbe essere chiamata CLONARTE. 

“Purtroppo l’arte è diventata business e quindi sanno che questa cosa sicuramente farà molte vendite. Il mio discorso andava a finire così: cosa farà l’uomo per tornare davanti agli uomini e dire questa è arte umana e non arte rifatta o come dici tu non è una CLONARTE? Questa è la domanda: come si svilupperà l’arte per non distinguere cosa sia identificabile con l’intelligenza artificiale? Come diventerà il suono? Cosa se ne farà? Perché il punto finale è: l’AI per quanto può essere brava e fantastica farà sempre qualcosa di non umano.”

Una carrellata degli inediti che hai pubblicato e come si chiamano?

“Is John Dead?, Our Last Blues, I’ts heart was closed, Sidewalk, Alive. 

Quali saranno i 3 inediti che canterai alla festa del 29 aprile? 

“‘Alive’, ‘Is John Dead?’ E canterò quello che dovrà uscire che si chiama ‘ Watch out flying covers’.”

Mi piace chiudere ogni intervista con una domanda un po’ filosofica, cos’è per te la felicità?

“Potrei dire tante frasi poetiche a riguardo, da persona che ama scrivere, ho smesso di scrivere poesie perché penso che questa sia un’epoca in cui c’è più bisogno di concretezza, di verità spicciola. Posso dirti che, per me la felicità è essere sereni interiormente e fare qualcosa che ami, perché questo ti da il modo di tirar fuori i tuoi lati migliori, l’amore per te stesso e l’amore per gli altri. Se io penso a me felice, immagino questa sensazione interiore e possibilmente davanti il mare, perché io amo il mare.”

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