Liceali si riparano dalla pioggia in un bar ma vengono cacciati. «Comprare una bottiglietta d’acqua non basta». Cosa dice la legge

L’episodio è stato denunciato da una mamma all’interno di un gruppo social. “Allontanati i ragazzi sotto la tettoia esterna”

Liceali si riparano dalla pioggia in un bar ma vengono cacciati
di Alessia Perreca
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Sabato 30 Marzo 2024, 15:59 - Ultimo aggiornamento: 16:04

Avevano da poco terminato le lezioni quando un improvviso diluvio si è abbattuto sulla città e ha colto impreparati un gruppo di studenti che uscivano da scuola per far ritorno nelle loro case. E probabilmente sprovvisti di ombrelli hanno pensato bene di rifugiarsi all’interno di un bar nel quadrante sud della Capitale - a pochi passi dal liceo frequentato abitualmente - in attesa della fine del temporale. Ma il riparo è durato poco perché sono stati cacciati dalla proprietaria del locale. La motivazione? Non hanno di fatto iniziato alcuna consumazione.

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La denuncia

«Buonasera, volevo ringraziare pubblicamente la proprietaria del bar la quale, molto «gentilmente», «educatamente» e soprattutto «umanamente», questo oggi pomeriggio, durante il diluvio ha pensato bene di mandare via tutti i ragazzi usciti prima da scuola che per non bagnarsi si erano rifugiati nel suo locale, solamente perché non consumavano», racconta la mamma di uno studente all’interno di un gruppo Facebook.

Secondo quanto riportato dalla testimone uno dei ragazzi sarebbe stato disposto anche ad acquistare una bottiglietta d’acqua pur di rimanere al sicuro e lontano dall’acquazzone. Ogni tentativo è risultato vano e la titolare del  locale ha chiesto addirittura ai suoi dipendenti di allontanare il gruppo di ragazzi (in piedi) sotto la tettoia esterna. Un comportamento non condiviso da molti e che ha scatenato diverse polemiche. «Ecco, a lei  - si legge nel post -  (e penso a nome mio e anche di tanti altri genitori) dico grazie, provvederò a farle una ottima pubblicità e le consiglio di farsi un esame di coscienza».

Cosa dice la legge

Consumazione obbligatoria al bar, l’eterno alterco tra cliente ed esercente. Cosa dice la legge? Lo abbiamo a chiesto all’avvocato Massimiliano Dona, esperto di diritto dei consumatori. «La titolare non poteva negare l’acquisto di una bottiglietta d’acqua perché c’è un primo obbligo che è quello di servire i consumatori che chiedono di essere serviti e sono disponibili a pagare il prezzo», spiega Dona. «Per la permanenza nei locali bisogna fare una distinzione: per quanto riguarda i tavoli - se ci sono presenti cartelli dove è indicato che il tavolo è riservato al servizio - è chiaro che poteva negare ai ragazzi la possibilità di sedersi. La permanenza all’interno avrebbe dovuto comunque consentirla per il tempo congruo a consumare. Ovviamente bisogna capire il numero degli studenti e la grandezza del punto vendita». «I bar - precisa l’avvocato - sono aperti al pubblico, ma privati. Le regole pertanto le fa l’esercente. Sicuramente non è il massimo veder cacciare via le persone anche perché molto probabilmente avrebbero consumato altro. Se ci fosse stato un cartello all’ingresso con su scritto "Consumazione Obbligatoria” avrebbe certamente potuto richiedere a ciascun avventore una consumazione. I bar usualmente non hanno alcun avviso, ma è possibile trovarlo all’interno di locali notturni o cocktail bar che solitamente prevedono una consumazione obbligatoria».

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