Sanità, visite e test in convenzioni: caos rimborsi alle cliniche, stop alle prenotazioni per il 2024

Sanità, visite e test in convenzioni: caos rimborsi alle cliniche, stop alle prenotazioni per il 2024
di Francesco Pacifico
3 Minuti di Lettura
Martedì 14 Novembre 2023, 06:45

In questi giorni è quasi impossibile prenotare, per il 2024, un appuntamento per una visita specialistica, uno screening ecografico o una serie di analisi nelle strutture sanitarie accreditate. E non soltanto per tutto l'arretrato dell'anno in corso da smaltire. Ma nei prossimi mesi grandi e piccoli centri ambulatoriali e laboratori privati in convenzione - cioè dove il cittadino versa, se non esentato, solo il ticket - sono persino pronti a uscire dal sistema del servizio sanitario nazionale e a fornire prestazioni solo a pagamento. Questo perché il nuovo tariffario per le prestazioni ambulatoriali, in vigore da gennaio 2024, ha ridotto i rimborsi per la specialistica anche del 30%. Risultato per i pazienti? Oltre a pagare nel privato, affronteranno nel pubblico liste d'attesa più ampie.

Il ricorso

Gli stessi problemi si stanno ponendo anche in ospedali privati accreditati (per esempio il Casilino, il San Carlo di Nancy o il Campus). Spiega Valter Rufini, presidente dell'Anisap Lazio, l'associazione degli ambulatori privati che ha presentato ricorso al Tar contro il tariffario: «Sì, la situazione sul fronte delle prenotazioni è di fatto in stasi, perché con le nuove tariffe le risorse sono sottostimate e per ogni azienda è complicato programmare attività o forniture. Il budget per ogni realtà accreditata, che di solito si esaurisce in autunno, sarà sufficiente per ancora meno mesi». Cliniche, ambulatori e laboratori potrebbero presto interrompere l'erogazione delle prestazioni in convenzione. «E il cittadino dovrà mettere mano al portafogli».
La questione è molto delicata: con l'aumento della domanda di sanità da parte dei cittadini, i ritardi nella prevenzione legati al Covid e una riduzione sistematica di posti letto e medici, il Lazio per garantire un servizio soddisfacente ai cittadini remunera le strutture private convenzionate con 3,5 miliardi (quasi 500 milioni per la specialistica) all'anno per prestazioni che il pubblico non è in grado di fare. L'estate scorsa il governo ha approvato con decreto il nuovo tariffario per la specialistica. Grazie ai risparmi ottenuti dalle nuove tecnologie e basandosi sui Lea, ha tagliato anche del 30 per cento la remunerazione per diagnostica nucleare e analisi di laboratorio. Per le visite di controllo si pagano 22 euro. La Regione non ha risorse per adeguare le tariffe e si aspetta che i soggetti accreditati effettuino tutte le prestazioni previste, pena la decadenza dell'accreditamento stesso. I privati, che già lamentano di avere finito il budget per il 2023, sostengono che dal 2024 non potranno rientrare di costi industriali e investimenti. Nota Mariastella Giorlandino, titolare del gruppo Artemisia: «Averci imposto un tariffario così basso comporta l'impossibilità di offrire un vero ausilio, anche in considerazione del fatto che sulle strutture sanitarie private ricadono tutte le responsabilità penali e civili in caso di errori diagnostici». Nella lettera che invia annualmente ai suoi pazienti, il gruppo Bios scrive: «Se lo scenario non dovesse cambiare, a fronte di un'auspicabile rivalutazione da parte pubblica (del tariffario, ndr) non può di certo escludersi che venga presa in considerazione la dolorosa scelta di uscire dal sistema sanitario regionale». Conclude dall'Usi Francesca Barbati: «Con 22 euro per le visite specialiste è impossibile trovare medici disposti a lavorare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA