Tefaf, la stagione della grandi mostre: a New York il mondo è una galleria

Dal 10 al 14 maggio, quasi novanta gallerie internazionali provenienti da quindici Paesi.

L'armatura di Kate Moss di Allen Jones
di Valeria Arnaldi
3 Minuti di Lettura
Domenica 28 Aprile 2024, 07:00
Una ciotola con beccuccio, risalente al 2600 a. C., testimonianza della civiltà cicladica, usata per custodire oli e tinte durante i rituali. Manichini di Giorgio de Chirico, datato 1926, e una coppa allungata, creata nel 1948 da Alberto Giacometti. Poi, Body Armour (Kate), fotografia realizzata nel 2013 da Allen Jones, che diede corpo e armatura a Kate Moss. E molto altro. È un intreccio di epoche, sguardi, materiali, anche tecniche e messaggi, a caratterizzare il cuore e la visione di Tefaf, che dal 10 al 14 maggio, a New York, nella Wade Thompson Drill Hall di Park Avenue Armory e nelle sue sale d’epoca, riunirà quasi novanta gallerie internazionali provenienti da quindici Paesi. Opere di arte moderna e contemporanea si potranno ammirare accanto a gioielli, oggetti d’antiquariato e di design, a mostrare i differenti linguaggi della creatività. «Siamo entusiasti di tornare a New York, il centro di gravità del mondo dell’arte, per presentare Tefaf New York ogni maggio - commenta Hidde van Seggelen, presidente del Comitato Esecutivo di Tefaf - Dove converge la comunità artistica internazionale e dove l’energia vibrante della città è palpabile e non ha eguali in nessun altro luogo del mondo». 

Forte la presenza dell’Italia, sia come artisti proposti, sia per gallerie partecipanti. Così, Bianco Plastica di Alberto Burri - presentato da Mazzoleni - elemento della serie Plastiche, che fu esposta per la prima volta a Roma nel 1962. E la Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., che dopo la mostra dedicata all’artista a inizio anno, espone l’armatura di Jones, artista che ispirò anche Stanley Kubrick. Suoi lavori sono “citati” nel film Arancia meccanica. 
«La lamina metallica del corpo in vetroresina è stato creata nel 1974 per un film che avrei voluto fare - spiega l’artista - Era la storia di una ragazza che voleva diventare una modella. In un qualche modo scoprì di avere un problema: ogni volta che si posizionava sotto i riflettori, si trasformava in un uomo. Il suo ragazzo, un artista, venne a salvarla, creando un abito corazza». Le opere giungono, però, da quattro continenti. È un dialogo a distanza di secoli quello che si crea con l’antica Kore, statua in marmo di ragazza datata tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., presentata da Galerie Chanel. La riflessione sul femminile, con Adrian Sassoon, torna nell’opera dell’artista olandese Bouke de Vries, Guan Yin with Diagonal Cloud del 2023, che porta in primo piano la figura della dea della misericordia, ricorrente nella sua ricerca, a simboleggiare «la compassione verso i frantumi», poi riportati a nuovo splendore. 

Non manca la natura. È del 1974 Oiseau de jardin à bascule del francese François-Xavier Lalanne, che trasforma le linee di un passero in sedia a dondolo, il cui movimento richiama quello del volatile nell’atto di beccare. È dell’anno dopo l’armadietto di Wendell Castle, che sorprende con forme organiche, qui quasi a richiamare, tra curve e aperture, il movimento di dune di sabbia al vento. Di opera in opera, la poesia del Bello, senza confini di spazio e tempo. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA