Colombia, giallo su una razzia al galeone dei tesori: sotto accusa l'ex presidente

Colombia, giallo su una razzia al galeone dei tesori: sotto accusa l'ex presidente
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Venerdì 22 Marzo 2024, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 15:11

In Colombia, il galeone San José continua a essere al centro di una vicenda avvolta nel mistero e nella controversia. Conosciuto come il 'Santo Graal' dei relitti marini, questo vascello spagnolo riposa nei fondali del Mar dei Caraibi, custodendo un tesoro inestimabile stimato in 17 miliardi di dollari, tra oro, argento e diamanti. Mentre il governo colombiano si appresta a lanciare una spedizione scientifica per recuperare il tesoro, emergono accuse pesanti verso l'ex presidente Juan Manuel Santos, Nobel per la pace, riguardo a un presunto saccheggio dei resti da parte di una compagnia internazionale durante il suo mandato (2010-2018).

Francisco Hernando Muñoz, noto storico e direttore dell'Ufficio nazionale per la protezione del patrimonio culturale sommerso in Colombia, denuncia intrusioni nel sito subito dopo il suo ritrovamento avvenuto nove anni fa. Immagini catturate da robot subacquei mostrano chiari segni di intervento umano tra i resti del galeone, suggerendo un'azione di saccheggio che ha alterato il sito archeologico.

Il San José, affondato da corsari inglesi nel 1708 vicino a Cartagena de Indias mentre trasportava un ricco carico verso la Spagna, è stato oggetto di una lunga disputa legale che coinvolge Colombia, Spagna, un gruppo indigeno della Bolivia, lo Stato peruviano e cacciatori di tesori internazionali.

Nonostante le polemiche, l'attuale amministrazione del presidente Gustavo Petro sembra minimizzare le accuse, con il ministero della Cultura che nega qualsiasi prova di manomissione del relitto.

La storia del San José si tinge così di nuovi interrogativi, tra avventure sul mare, tesori nascosti e intrighi internazionali, mantenendo vivo l'interesse per uno dei più grandi misteri marini della storia. Ma il governo dell'attuale presidente colombiano, Gustavo Petro, minimizza la questione. «Riguardo alle presunte ingerenze improprie, le informazioni disponibili non consentono di dedurre alcun tipo di intervento umano» sul relitto, ha affermato il ministero della Cultura.

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