Aggressioni sessuali, dopo gli ultimi eventi rischio paralisi sanitaria nel carcere di Teramo: «Situazione insostenibile»

A parlare il direttore generale dell’azienda sanitaria Maurizio Di Giosia, preoccupato per gli ultimi episodi accaduti a Castrogno

Aggressioni sessuali, dopo gli ultimi eventi rischio paralisi sanitaria nel carcere di Teramo: «Situazione insostenibile»
di Teodora Poeta
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Martedì 30 Aprile 2024, 07:00

C’è grande preoccupazione all’interno della Asl dopo le due recentissime aggressioni sessuali subite da un’infermiera e da una dottoressa, in ordine di tempo, all’interno del carcere di Castrogno (Teramo) da parte di due detenuti entrambi tunisini. Le conseguenze di questi gravi reati commessi, tra l’altro, mentre le vittime erano lì, sul proprio posto di lavoro, potrebbe avere conseguenze per tutti i detenuti perché, così come tiene a sottolineare il direttore generale dell’azienda sanitaria Maurizio Di Giosia: «Davanti a queste azioni rischiamo la paralisi sanitaria all’interno del carcere di Castrogno».

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I MOTIVI

E non è difficile immaginare i motivi. «È già difficile trovare personale sanitario che voglia andare a lavorare in carcere – spiega Di Giosia -, se poi accadono anche queste cose è chiaro che la situazione diventa insostenibile».

A tal proposito, quindi, anche lui chiede un intervento a livello ministeriale per attenzionare quanto meno la situazione e non arrivare al punto di una «criticità assistenziale».

I due episodi si sono verificati entrambi a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro e sempre con detenuti tunisini protagonisti delle molestie sessuali che hanno aggredito il personale sanitario femminile della Asl distaccato a Castrogno, riuscendo a palpeggiare le due professioniste che nel frattempo si stavano adoperando per la visita medica che era stata richiesta proprio per loro. Un chiaro campanello d’allarme che non può restare inascoltato anche perché, come chiariscono gli stessi rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria, «è la prima volta che si verificano».

«In passato – dice Giuseppe Pallini segretario provinciale del Sappe – c’erano state aggressioni fisiche ai sanitari e minacce verbali, ma mai violenze di questo genere. Il problema è che a causa del sovraffollamento i detenuti non scontano più neanche le sanzioni disciplinari piene e questo li porta a pensare di poter fare ciò che vogliono. Da noi, tra l’altro c’è il carcere aperto e invece sarebbe necessaria la sorveglianza particolare per i detenuti ritenuti pericolosi per la sicurezza penitenziaria». Il pericolo in agguato è che il personale sanitario femminile possa davvero essere esposto a violenze sessuali all’interno del carcere. E questo, adesso, dopo i recenti fatti accaduti e denunciati dalla stessa polizia penitenziaria, è un altro argomento che si aggiunge al lungo elenco di problematiche che affligge Castrogno. Al momento l’infermiera e la dottoressa non hanno ancora presentato alcuna querela contro i due detenuti, ma l’inchiesta è scattata lo stesso dopo che la penitenziaria ha informato la procura per le aggressioni a pubblico incaricato avvenute nell’infermeria davanti a testimoni che fortunatamente sono subito riusciti a bloccare i tunisini in entrambi casi e a riportarli nelle loro celle, tra lo choc e la paura di chi ha vissuto quei momenti.

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