L'ansia della Generazione Z, dal ristorante alle serie tv. «È la paura di sbagliare»

L'uso smodato dei sociali la causa principale Ed è crollata anche la fiducia negli adulti

L'ansia della Generazione Z, dal ristorante alle serie tv. «È la paura di sbagliare»
di Barbara Carbone
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Sabato 27 Aprile 2024, 08:10

IL FOCUS

ROMA Nell'immaginario collettivo la “Generazione Z” è quella scanzonata e spensierata età in cui si sfida la vita e si sogna di conquistare il mondo. Gli adolescenti sembrano dei fiumi in piena di energie, vita e progetti. Ma dietro all'apparente sicurezza, ai tagli di capelli all'ultima moda, agli orecchini da rapper e ai look stravaganti c'è un lato nascosto che tormenta i nati tra il 1997 e il 2012, un aspetto sconosciuto finanche ai familiari, agli insegnanti e al mondo esterno. C'è la verità, quella che però non viene sbandierata sui social perché raccoglierebbe pochi like. E si chiama fragilità, ansia e paura di affrontare il presente e immaginare il futuro, un malessere che, proprio negli anni più belli della vita, porta il buio dentro. Un aspetto che colpisce tutti i momenti della propria vita: non solo l'ansia da prestazione scolastica, sportiva o sentimentale, ma anche le attività più “innocue”: come ordinare dal menu di un ristorante o scegliere la serie tv da vedere sulle piattaforme. «È la paura di sbagliare», spiegano gli esperti.

Il mal d'anima e un fenomeno che, di generazione in generazione non accenna a diminuire. E così, mentre i nostri nonni non lamentavano ansia e depressione, pian piano, questi disturbi mentali hanno preso piede fino a diventare diffusi tra i Millennials e dilaganti tra i ragazzi di oggi. Gli psicologi spiegano che in realtà, l'ansia fa parte del genere umano quindi avrà divorato anche i nostri avi ma certamente oggi, rispetto a qualche decennio fa, si presta maggiore attenzione alla sfera psicologica e, soprattutto, parlare di disturbi mentali, non è più un tabù.

SEGNALO

Lo hanno fatto senza vergogna anche celebrity del calibro di Lady Gaga, Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow, Levante e Zucchero. Ma quando a cadere nel tunnel dell’umore nero e dell’apatia sono i bambini e gli adolescenti c’è da preoccuparsi. Un recente report mondiale condotto dal Global wellness Institute (GWI ) su oltre 900.000 ragazzi rivela che i teenagers sono meno vitali e sfiancati dalle pressioni esterne. Sono immersi in un profondo stato di tristezza che gli impedisce di sognare e avere una qualche visione di futuro.

Colpa della pandemia, della guerra sempre più vicina e del lavoro che manca? In parte si ma non solo. Gli esperti puntano il dito contro gli adulti di riferimento poco empatici e incapaci di accoglierli, ascoltarli e dare una risposta alle loro paure. Troppo spesso i “grandi” sembrano non accorgersi di dare poco e chiedere tanto. Dai figli, anche piccolissimi, si aspettano rendimenti scolastici e sportivi eccellenti, performanti anche a suon di certificazioni, master e studi all’estero. Non è concesso il dolce far nulla neanche durante i weekend o le feste comandate. Ma soprattutto i genitori, fragili e iperconnessi, non rappresentano più un porto sicuro. L’adulto di un tempo, quello autorevole che incuteva timore ma rappresentava, al contempo, contenimento e sicurezza, non esiste più.

LE FAMIGLIE

Per gli studiosi mamme e papà sono spesso meno strutturati dei propri ragazzi e quindi incapaci di rappresentare una guida. Non aiuta poi la società circostante che, sempre più, tende a promuovere l'individualismo e la competitività e non accetta gli inciampi ei fallimenti inevitabili durante la crescita. «Li stiamo sfiancando. Sono ansiosi e sfiduciati», si legge nel report. L'abuso di social, poi, si è rivelato essere un potente detonatore dell'ansia. Circa 4 adolescenti su 5 li utilizzano ogni giorno, con uno su 10 a rischio di sviluppare un "uso problematico" che può arrivare a vere crisi di astinenza quando si è offline. A rivelarlo è il “Report sulle tecnologie digitali, l'uso e le potenziali problematicità di strumenti all'interno della popolazione adolescenziale”, pubblicato dall'Iss nell'ambito dello studio multicentrico internazionale HBSC (Health Behavior in School-aged Children) svolto in collaborazione con l'Ufficio regionale per l'Europa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pensato per approfondire lo stato di salute dei giovani e il loro contesto scolastico e sociale. Dallo studio che ha coinvolto 89.321 ragazzi e ragazze tra gli 11 ei 17 anni di età da tutta Italia è emerso che i giovanissimi sono incapaci di controllare il tempo passato sui social e che, soprattutto le ragazze, li utilizzano per scappare dai sentimenti negativi. Tra i maschi l'ansia sociale sembra avere il suo picco intorno agli 11 anni per poi diminuire progressivamente fino ai 17. Le ragazze invece fanno un uso esagerato di Instagram e TikTok tra gli 11 ei 13 anni per poi mostrare minori livelli di problematicità. L'astinenza sociale colpisce un adolescente su 10.

Barbara Carbone

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