Leandro Castellani, la moglie del regista: «Il manager ci ha rubato 3 milioni di euro». Dall'attico a Roma alle opere d'arte, Cenci a processo per circonvenzione di incapace

In aula Maria Grazia Giovannelli ha ripercorso gli imbrogli e le bugie di cui per un anno sarebbe stata vittima insieme alla sua famiglia

Leandro Castellani, la moglie del regista: «Il manager ci ha rubato 3 milioni di euro». Dall'attico a Roma alle opere d'arte, Cenci a processo per circonvenzione di incapace
di Michela Pagano
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Sabato 4 Maggio 2024, 06:49 - Ultimo aggiornamento: 15:06

«I beni di una vita intera, 40 anni di sacrifici andati perduti. E chi se lo aspettava?». Non ha trattenuto le lacrime la signora Maria Grazia Giovannelli, 83 anni, moglie del noto regista Leandro Castellani, classe 33, ricordato per essere stato uno dei principali creatori dell'inchiesta storica televisiva e vincitore, tra l'altro, del Leone d'Oro. In aula, Giovannelli ha ripercorso gli imbrogli e le bugie di cui per un anno sarebbe stata vittima insieme alla sua famiglia. Un vero e proprio raggiro che avrebbe portato a sottrarle beni dal valore di 3 milioni di euro. Per questo sono finiti sotto processo, con l'accusa di circonvenzione di incapace finalizzata alla truffa e all'appropriazione indebita, l'imprenditore finanziario Pericle Cenci, residente in Svizzera, sua sorella Federica, la moglie Deborah Gaiba e l'operatore cinematografico Riccardo Scalco, che aveva presentato Cenci ai Castellani.

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LA TESTIMONIANZA
I quattro sono accusati di aver tratto in inganno i coniugi «con artifizi - si legge nel capo di imputazione - abusando di una condizione di bisogno sotto il profilo economico-finanziario e familiare», nel periodo compreso tra i primi mesi del 2017 e marzo 2018.
«Io e mio marito non lavoravamo più da quindici anni - ha raccontato la vittima - nostro figlio era affetto da una grave malattia e avevamo due mutui che non riuscivamo più a pagare.

Decisi quindi di vendere alcuni oggetti in oro, così un operatore cinematografico ci presentò Cenci in qualità di compro oro. Era una vecchia conoscenza anche del nostro avvocato per cui scegliemmo di fidarci». Ed è proprio approfittando della loro fiducia che, secondo l'accusa, Cenci, «autore diretto e continuativo delle condotte di circonvenzione», li avrebbe convinti ad affidargli un patrimonio da oltre 20 milioni di euro, prospettando loro «scenari catastrofici» qualora non avessero preso iniziative. «Conosceva le nostre difficoltà economiche e ci diceva che dovevamo fare in fretta a risanarle, altrimenti in poco tempo avremmo perso tutto. C'era una sola condizione però: non dire niente a nessuno. "Io le cose le faccio bene ma senza intromissioni", ci diceva», ha spiegato la signora Giovannelli.


LA VICENDA
Il primo passo che Cenci induce a compiere nel 2017 è la vendita della casa romana, un lussuoso attico nel quartiere Prati ceduto per oltre un milione e mezzo di euro. Consiglia al regista e alla moglie di trasferirsi nella loro seconda dimora a Fano promettendogli di investire i ricavi di quella vendita in oro. E così fanno. I due si trasferiscono, vendono il loro appartamento e investono 400mila euro attraverso una società di compro oro, la cui rappresentante legale è la sorella di Cenci, Federica. Anche i ricavi di quell'investimento però non sarebbero mai arrivati nelle mani dei Castellani, così come i restanti proventi della vendita dell'appartamento. Con fare affabile e gentile Cenci li avrebbe quindi a stipulare contratti di vendita di altri appartamenti nonché un «contratto preliminare di tutte le restanti proprietà dei coniugi a favore della società amministrata da Cenci e di proprietà della moglie Deborah», si legge nel capo di imputazione.


LE ACCUSE
Il consulente finanziario è accusato anche di aver convinto i coniugi ad affidargli opere d'arte di valore e a concedergli una «delega ad operare sui conti bancari con relativo rilascio di carte di credito». A garantire la corretta riuscita dei piani avrebbe contribuito uno stato psico-emotivo «di sogno», come viene definito dall'accusa, al «risveglio» del quale i coniugi «erano colti da uno stato di angoscia e panico».
«Era molto gentile, ci sapeva fare. Veniva a trovarci tre volte alla settimana, ci rassicurava e ci diceva che stava andando tutto per il meglio», ha raccontato in aula la vittima. Gli incontri però, prima a Roma, poi a Fano, si nel tempo erano diventati sempre più sporadici, fino a interrompersi del tutto nel 2018, facendo finalmente sorgere il dubbio che qualcosa non va.

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