«L’accoltellatore è stata l’ultima cosa che il mio occhio destro ha visto». A parlare è lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie, nella sua prima intervista televisiva, dopo l’aggressione che lo ha privato di un occhio e dell’uso parziale di una mano.
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«Mi è sembrato come qualcosa che uscisse da un lontano passato e cercasse di trascinarmi indietro nel tempo, in quel lontano passato, per uccidermi», ha detto Rushdie riferendosi alla sentenza di morte emessa nei suoi confronti dalle autorità islamiche iraniane, nella puntata in onda domenica 14 aprile di Sixty Minutes, sulla rete americana Cbs.
IL MEMOIR
Il 16 aprile uscirà il suo memoir in contemporanea mondiale "Coltello.
«Ero seduto alla destra del palco - ha raccontato Rushdie - Poi, con la coda dell'occhio destro - l'ultima cosa che il mio occhio destro avrebbe mai visto - vidi l'uomo in nero che correva verso di me lungo il lato destro della platea. Vestiti neri, maschera nera. Arrivava forte e basso. Un missile accovacciato. Confesso che a volte avevo immaginato il mio assassino che si alzava in qualche luogo pubblico e veniva a prendermi proprio in questo modo. Così il mio primo pensiero, quando vidi questa sagoma assassina che si precipitava verso di me, fu: “Allora sei tu! Eccoti qui!”».