Biennale architettura, Russia assente. Sgarbi: «Discriminata». La replica: «Mosca non ha fatto richiesta»

L'appuntamento tra immaginazione e urgenze climatiche: un laboratorio per il futuro con il cuore nell'Africa: 89 partecipanti, oltre la metà provenienti dall'Africa, tre gli studi italiani

Biennale Architettura 2023
di Simona Antonucci
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Martedì 21 Febbraio 2023, 20:35 - Ultimo aggiornamento: 20:58

«È impossibile costruire un mondo migliore se prima non lo si immagina». Lesley Lokko, scrittrice e architetta scozzese con cittadinanza ghanese, curatrice della Biennale Architettura 2023, ha riunito per la sua Mostra i sogni e i progetti di 89 partecipanti (tre gli studi italiani), di cui oltre la metà provenienti dall’Africa o dalla diaspora africana, per costruire il suo “The Laboratory of the Future”, titolo della 18esima edizione della rassegna internazionale di Venezia (dal 20 maggio al 26 novembre, ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera): «Un insieme di racconti, tutti costruiti da studi e team molto ristretti», spiega Lokko, durante la conferenza di presentazione, «in grado di riflettere l’affascinante, splendido caleidoscopio di idee, contesti, aspirazioni e significati che ogni voce esprime in risposta ai problemi del proprio tempo».

I PADIGLIONI

Accanto alla Mostra, i Padiglioni che ospiteranno 63 partecipazioni nazionali, con il Niger per la prima volta e il ritorno della Santa Sede. Non ci sarà il padiglione russo, come è avvenuto nel 2022 per la mostra d’arte, mentre Cicutto ha espresso totale disponibilità a ospitare quello ucraino, al momento assente. Il Padiglione Italia, curato dal Collettivo Fosbury Architecture (Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Capri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi), presenterà l’esposizione “Spaziale: Ognuno appartiene a tutti gli altri”. Ci saranno anche tre partecipazioni speciali: il regista Amos Gitai, il poeta-architetto Rhael “LionHeart” Cape Hon Friba e il fotografo James Morris. Mentre “Modernismo tropicale: Architettura e Potere in Africa occidentale” è il titolo del Progetto Speciale che vede assieme la Biennale e il Victoria and Albert Museum di Londra.

 

IL COMMENTO DI SGARBI

Tempestivo il commento del sottosegretario alla Cultura Sgarbi che insieme con gli auguri ha espresso profonde critiche: «Mentre appare assai opportuna l’attenzione alla complessa realtà africana attraversata da guerre terribili e dimenticate, non s’intende la pervicace insistenza, nei campi dell’architettura e della musica, per l’esclusione di vittime di regime come sono comunque anche gli architetti russi, cui il padiglione della Biennale è precluso.

Proprio la complessità delle problematiche che investono il continente africano nel “Laboratorio del futuro”, impone che anche le esperienze attuali legate al regime putiniano siano conosciute e discusse. Ogni discriminazione rispetto alla creatività è ingiusta, e opprime, con motivazioni politicamente corrette, non meno del potere oppressivo del regime. Aggiungo che non vi è stata alcuna interlocuzione con il Governo, che investa il Ministero della Cultura, per portare a questa scelta discriminatoria che dovrebbe essere decisa o condivisa dal Governo, e non dalla presidenza della Biennale».

LA REPLICA DELLA BIENNALE

«La Biennale di Venezia - è la Replica alla critica del sottosegretario Vittorio Sgarbi - tiene a precisare che le partecipazioni nazionali sono iniziativa autonoma e indipendente dei paesi, richieste direttamente alla Biennale dalle autorità governative competenti dei rispettivi Paesi. L'anno scorso la Russia ha deciso di ritirarsi autonomamente dalla Biennale Arte 2022 mentre quest'anno, ad oggi, non ha fatto richiesta né comunicato di prendere parte alla Biennale Architettura all'interno del proprio padiglione ai Giardini». E ribadisce: la Biennale «rimane il luogo di incontro fra i popoli attraverso le arti e la cultura».

L'ARSENALE

Il percorso della Mostra, che ruota intorno alle parole chiave cambiamento, immaginazione, decolonizzazione e decarbonizzazione, è diviso in sei parti: i lavori presentati prevedono un equilibrio di genere, con età media degli autori di 43 anni. L’avvio, ai Giardini, dove sono riuniti 16 studi che rappresentano un distillato di “force majeure” (forza maggiore) della produzione architettonica africana e diasporica. Nell’Arsenale, la sezione “Dangerous Liaisons” (Relazioni Pericolose), presente anche a Forte Marghera, a Mestre, affiancata a quella dei Progetti Speciali della curatrice con particolare attenzione al cibo, ai cambiamenti climatici, geografia e genere. «Abbiamo scelto di chiamare i partecipanti “practitioner”», aggiunge la curatrice, «e non architetti, urbanisti, designer, paesaggisti, ingegneri o accademici, perché riteniamo che le condizioni dense e complesse dell’Africa e di un mondo in rapida ibridazione richiedano una comprensione diversa e più ampia del termine architetto». Nelle sale dell’Arsenale vengono ospitati anche i Guests from the Future (Ospiti dal Futuro), il cui lavoro si confronta direttamente con i due temi della Mostra, la decolonizzazione e la decarbonizzazione, fornendo un’istantanea delle pratiche e delle modalità future di vedere e di stare al mondo.

IL PRESIDENTE CICUTTO

«Vedremo visi di donne e di uomini, non solo oggetti», anticipa il presidente della Biennale, Roberto Cicutto, che in apertura dell’incontro ha condiviso con i partecipanti la sua soddisfazione del raggiungimento della certificazione di neutralità carbonica per tutte le manifestazioni svolte durante l’anno 2022, promuovendo un modello più sostenibile per la progettazione, l’allestimento e lo svolgimento di tutte le attività del 2023. «Anche all’architettura si chiedono risposte immediate per la sopravvivenza della terra. La mostra fino a poco tempo era rappresentazione del bello e dello sviluppo, oggi le aspettative, altissime, sono concentrate su temi concreti. Anche se ciò non vuol dire rinunciare al linguaggio estetico», continua Cicutto che si sofferma sul debutto della prima Biennale College Architettura.

BIENNALE COLLEGE

«Non è», sottolinea, «una palestra, per progetti, ma un campus, dove si aiuterà i partecipanti a capire quali sono i doveri e i modi di trasmetterli». La curatrice, continua il presidente, «parte dal suo continente di origine, l’Africa, per raccontarne tutte le criticità storiche, economiche, climatiche e politiche e per dire a tutti: “a noi è già successo molto di quanto sta accadendo al resto del mondo. Confrontiamoci per capire dove si è sbagliato finora e come va affrontato il futuro”. È un punto di partenza che invoca l’ascolto di fasce di umanità lasciate fuori dal dibattito, e apre a una molteplicità di lingue zittite per molto tempo da quella che si considerava dominante di diritto in un confronto vitale e improcrastinabile».

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