Rieti, ingiurie ad Aragona via facebook:
condannato grafico pubblicitario

Enrico Aragona
di Massimo Cavoli
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Venerdì 8 Giugno 2018, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 13:59
RIETI - Questa volta, in tribunale, Enrico Aragona è comparso come parte offesa, non più imputato in processi scaturiti dalla sua attività di ex comandante della polizia municipale di Rieti, al termine dei quali è stato peraltro sempre assolto con formula piena. L’ultima assoluzione è stata quella pronunciata dalla Corte dei Conti che, in sede di appello, ha annullato la condanna a pagare 500 euro per il disservizio arrecato all’amministrazione in merito al caso dei verbali annullati, uno dei processi dai quali l’ex comandante è stato scagionato.

A essere condannato, invece, è stato un grafico romano di 51 anni, collaboratore di un periodico locale, al quale il giudice monocratico ha inflitto 1500 euro di ammenda per aver diffamato Enrico Aragona attraverso una serie di commenti e fotomontaggi postati su una pagina face book denominata «Enrico Aragona vigile urbano a Rieti. Fan 2000».

Episodi ripetuti nel tempo, tra il 2011 e il 2012, quando a Rieti una parte dei cittadini risultava molto attiva nel criticare le scelte fatte dall’ex comandante in tema di viabilità e gestione del corpo, tanto da scatenare in rete un lungo dibattito. E proprio il grafico su questo fronte era apparso uno dei più attivi, arrivando a scrivere frasi del tipo: «Le casse del Comune con le pezze al c….e il vigile Aragona, dopo il battello, la sala multimediale, i siti multimediali, la sala web, porterà al teatro un atto vergognoso di autocompiacimento» oppure «m….invece di organizzare rotatorie, installare autovelox che non servono a un c….e invece di far girare quattro c……..di vigili in macchina con il carburante che paghiamo noi, andate a pulire le strade. Puoi anche denunciarmi m….non mi frega un c….», e per finire, a chi gli contestava l’accanimento contro l’ex comandante, l’imputato aveva candidamente replicato: «Il mio è accanimento bello e buono, dopo che non ci ha fatto dormire per sedici mesi per delle firme illegali che ha messo e una denuncia a me per avergli dato del mascalzone matricolato».

Insomma, secondo il giudice, frasi inequivocabili volte a denigrare l’immagine dell’ufficiale – oggi rientrato nella polizia di Stato con la qualifica di vice questore a Terni - e non riconducibili al diritto di critica invocato dall’avvocato difensore Fabrizio Di Paolo, tali da integrare il reato di diffamazione aggravata, come sostenuto dagli avvocati di Aragona, Stefano Marrocco e Alessio Nicolò, fermi nel chiedere la condanna del grafico, il quale dovrà anche risarcire l’ex comandante dei danni in sede civile.
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